12 APRILE 2016 – Si parlerà di Vittorio Clemente, che con “Acque de magge” ottenne il riconoscimento da Pierpaolo Pasolini di vero e proprio capolavoro della poesia dialettale. Se ne parlerà non nella sua Bugnara, dove si vive ancora nel culto delle cose belle che scrisse e declamò. Ne parlerà a Sulmona al cinema “Pacifico” oggi, martedì, alle 10,30, Ottaviano Giannangeli, insieme a quanti lo hanno custodito nelle proprie biblioteche e nei sempre più rari consessi ove si discute del dialetto e della sua espressività, della insostituibile nicchia della lingua particolare rispetto all’Italiano che pure ormai rappresenta l’identità di tutti.
Bella questa delicata riflessione sul padre “Pàtreme”:
Dorme tatà. Ha finite la iurnate
sé longa ed ha risposte de bon’ore,
da brave fatiatore, alla chiamate,
senza rembrugge, senza nu rancore.
Prima giorne l’haie viste già avviate
mmiezze per na campagne, allu lavore,
ieve dritte, la fronte illuminate,
spannenne nnanze la sumenta d’ore.
Lentanne l’ha chiamate lu Padrone
A consegnà la tacca e la mesure.
Tutte giuste: ogne ntacca n’opra bone.
Oh che scie sante! Dentre allu granare
Niente ha ripuoste, dope meteture.
Ha fatte bene. E Die lu cònte appare.
Con la traduzione:
Dorme papà. Finito ha la giornata
Sua lunga ed ha risposto di buon’ora
Come bravo operaio, alla chiamata,
senza rimbrotti, senza alcun rancore.
Prima dell’alba già l’ho visto avviato
Per mezzo alla campagna, al suo lavoro,
andava dritto, fronte illuminata,
spendendo innanzi la semente d’oro.
Proprio allora il Padrone l’ha chiamato
a consegnar la tacca e la misura.
Tutto giusto: ogni segno una buona opera.
Oh, che sia benedetto! Nel granaio
niente ha riposto, dopo mietitura.
Ha fatto bene. E Dio fa pari il conto.