OCCASIONI MANCATE SULL’ORFENTO A FERRAGOSTO
10 AGOSTO 2017 – La giornata era cominciata malissimo, perchè nella piazza Marconi di Caramanico Terme ci era passato a venti centimetri il sottosegretario Mario Mazzocca e non avevamo avuto la prontezza di chiedergli un selfie. Vederlo sul piccolo schermo è una cosa; ma dal vivo, immerso nello sfondo della sua valle dell’Orfento, non si può raccontare, bisogna solo riprenderlo. Porta la t-shirt della Protezione civile ed incede con calma serafica, la stessa che promana dalle sue interviste, che non sono mirabolanti come quelle del suo presidente in giunta regionale.
La t-shirt di Linus
Ha la concretezza del montanaro e la disponibilità del… collinare, così che uno si sentirebbe protetto civilmente anche se prendesse solo un caffè con lui. Prendere un caffè con Mario Mazzocca ornato di Protezione civile avrebbe il gusto di un primo conforto, di un soccorso di Ferragosto mentre l’Abruzzo brucia nei boschi e nell’acqua del mare sotto Lucifero; e il tutto a Piazza Marconi di Caramanico, lontani cento chilometri dagli arrosti di Fonte Vetica. Sarebbe qualcosa che ti fa capire che la Regione c’è, combatte al tuo fianco e ti protegge.Beninteso: ha i suoi meriti e le sue colpe.
Per esempio, non s’è accorto che la Valle dell’Orfento sarebbe lieta di dipendere da Sulmona. Non l’ha detto mai nessun giornalista, perchè i più audaci si erano spinti a pensare che Popoli e Torre de’ Passeri, oppure anche Tocco Casauria potessero tornare nella circoscrizione del tribunale di Sulmona, dalla quale furono strappate quando fu costituita la provincia di Pescara.
Solo Gianni Guastella si era battuto per l’annessione di questa valle, incantevole nella sua asprezza, al circondario di Sulmona. Ma il fatto che egli fosse direttore dell’Azienda di Soggiorno e Turismo di Sulmona aveva sminuito la credibilità della proposta; e la proiezione del progetto, con lo scavo di un tunnel che evitasse il periplo del Morrone aveva messo tra i sogni una proposta del genere, togliendola dalle idee dell’Anas.
“Avrei voluto frequentare il Liceo Ovidio”
Invece, chi si spinge oggi a intervistare una giovanissima lavoratrice di Caramanico, scopre una cosa ovvia ed una inusitata: è ovvio che sia laureata e non faccia il lavoro per il quale si è laureata; è sorprendente che avrebbe voluto frequentare il Liceo classico Ovidio.
Qui viene la serie di colpe di Mario Mazzocca. Lungi dal proteggerci civilmente, ci ha portati al baratro, perchè non ha coltivato questa inclinazione dei giovani dell’Orfento a collegarsi a Sulmona e a rinunciare a Pescara che tanto attraente per loro non deve essere, almeno per la scuola o la cultura in genere. Il partito di Mario Mazzocca è stato quello che ha difeso con le unghie e con i denti la Pretura di San Valentino in Abruzzo Citeriore e ha fatto fare il diavolo a quattro al proprio deputato Saja per salvarla mentre si bruciavano quelle di Castel di Sangro e centinaia di altre in tutta Italia, a distanze chilometriche cinque o sei volte maggiori rispetto a quella tra San Valentino e Pescara. Vuol dire che Saja e Mazzocca e tutti gli altri ferventi comunisti dell’Orfento (non è un difetto essere comunisti sull’Orfento, se qualcuno lo è stato in Siberia e sul Don) riconoscono una forte peculiarità di Caramanico, San Valentino, Roccamorice, Sant’Eufemia rispetto a Pescara, se affrontavano senza scomporsi le imprecazioni degli avvocati di Pescara costretti ad arrampicarsi fino a San Valentino per trattare cause che avrebbero potuto trattare benissimo nell’aula a fianco di quella impegnata per le cause di Pescara.
Sordi all’anelito del loro popolo
Se hanno sentito levarsi nella popolazione il rifiuto di annettersi a Pescara, avranno sentito pure, loro che sono politici e non turisti di Ferragosto a Piazza Marconi, le esigenze dei giovani, quelle che si sbandierano sempre per arricchire di sociologia spicciola le analisi nei convegni. Orbene: che abbiano evitato di sostenere un traforo del Morrone prima che i politici aquilani si accingessero a quello inutile del Gran Sasso e prima che gli stessi aquilani inaugurassero un aeroporto internazionale a Preturo e progettassero la linea ferroviaria per Poggio Mirteto e la realizzeranno adesso con i fondi della ricostruzione perchè pare che una ferrovia tra L’Aquila e Roma ci sia sempre stata e passasse per Poggio Mirteto e sia stata poi ricoperta dal terremoto, come pare la Deputazione di Storia Patria (che ha sede a L’Aquila) si accinga a confermare con una monografia; che Saja e Mazzocca e compagnia bella (se bello è anche Mazzocca in t-shirt) non si siano sporcati le mani in questa gara allo sperpero, ci può stare. Anche i comunisti, quando vogliono, sanno non essere trinariciuti e discostarsi dall’icona disegnata per loro sul “Candido” di Guareschi.
Dall’ansa del Don a quella dell’Orfento
Ma che non abbiano ascoltato una fragile fanciulla, nata dalla loro terra, che avrebbe voluto frequentare il Classico a Sulmona e che, magari, si sarebbe trovata meglio tra i Sulmonesi tanto vituperati dai Sulmonesi, questo segna il vero difetto della classe dirigente dell’Orfento. Nessuno impiccherebbe Mazzocca perchè sta in Piazza Marconi con la t-shirt mentre l’Abruzzo arde. Ma un posto nell’inferno se l’è conquistato: tiene il suo popolo nel giogo dei pescaresi distratti nel loro caos quotidiano e non lo conduce, nuovo messìa, tra i peligni dissanguati e ormai falcidiati dalle imprese di D’Alfonso e Gerosolimo, privati di ferrovia e autostrada, destinati a fare i camerieri perchè così la pensa il Presidente. Mazzocca, lui che è stato declassato da assessore a sottosegretario per far posto a Gerosolimo, ritrovi dignità ed evochi il coraggio della steppa, respingendo al di là dell’ansa dell’Orfento gli attacchi all’autonomia del versante est del Morrone, prima di sciogliersi anch’esso nella più stagnante socialdemocrazia o nel partito della pagnotta di Renzi.