PARADOSSALE RISPOSTA DELLA SINDACA CHE FORNISCE L’ASSIST A DI MASCI PER RIMBECCARLA
8 SETTEMBRE 2017 – Un “atto provocatorio” e in sostanza offensivo è stata definita dalla sindaca la richiesta delle minoranze di convocazione straordinaria del Consiglio comunale sull’emergenza conseguente all’incendio del Monte Morrone. Annamaria Casini, in apertura di seduta, si è scagliata anche contro le affermazioni da più parti provenienti in ordine alla condotta della amministrazione da lei guidata ed ha dichiarato che, attraverso anche i “social”, è stata “scalfita la pace sociale”. La sindaca ha rivendicato a sé il merito di aver “inchiodato D’Alfonso al COC”. Il dibattito ha registrato, tra gli altri, gli interventi dei consiglieri di opposizione, Di Renzo, Balassone, Bianchi, Tirabassi, Masci, Salvati.
La coalizione che governa il Comune ha dato la risposta più polemica che potesse trovare all’iniziativa istituzionale della opposizione di discutere del più grave problema cittadino, secondo solo ai disastri provocati dal terremoto.
Lo ha fatto chiudendosi a riccio, anche con frasi da barricata, fornendo persino a Bruno Di Masci (di fatto cooperante con questa giunta) l’opportunità di segnare su rigore a porta vuota, come ha realizzato sussurrando (contrariamente ai toni che usa quando ha il risultato a portata di mano) che la giunta “ha rifiutato una proposta di collaborazione che avrebbe consentito alla stessa amministrazione attiva di ottenere il consenso di tutto il Consiglio sulla sua azione e di portarlo ai più elevati livelli con tutto il peso che questo avrebbe significato”. E’ una osservazione di una linearità non discutibile, che ha consentito all’esperto dialettico di preconizzare come, così continuando, la sindaca “si andrà a sfracellare” e questo non a beneficio della minoranza, quanto a danno “della intera cittadinanza, che non può permettersi il lusso, nelle condizioni nelle quali si trova, di affrontare un’altra tornata elettorale”.
Chiaro il riferimento alle ipotesi di una imminente crisi politica che, propalate da chi è “dentro”, vengono a confermare che la sindaca ha i giorni contati nel suo scranno e che la verve che ha usato nel discorso introduttivo della seduta è più conseguenza del disagio che si avverte tra chi dovrebbe sostenerla per un patto elettorale precedente all’incendio e alle sconcertanti condotte dell’amministrazione nei giorni delle fiamme.