BENNATO? STA PIU’ A SUD DI MOZART

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Eugenio Bennato

TEMI BATTAGLIERI MA ANCHE AMORE NELL’ULTIMO CD DEL CANTAUTORE NAPOLETANO

28 OTTOBRE 2017 – Dopo i Romani, sono i napoletani a riconoscere i confini di una nazione mediterranea che viene ricorrentemente sezionata e tuttavia si ritrova subito dopo compatta pur nelle cento lingue e dialetti nei quali si è sedimentata. Il mentore di questo impegno affinchè “Mediterraneo sia” è oggi Eugenio Bennato. Nel suo “Da che Sud è Sud” riprende i temi della protesta, in particolare di quella contro la colonizzazione del Sud d’Italia da parte dei Piemontesi, ma apre un altro mondo, quello compreso tra Gibilterra e Istanbul. Ne riprende persino le espressioni vocali, anche se fa largo spazio al ritmo della taranta. Incantevole è l’ultimo brano, “Tarantella a sud di Mozart”, geniale abbinamento di ritmo mediterraneo all’impronta di un Settecento colto e raffinato come quello che visitò Wolfgang Amadeus lasciandovi la sua scala di note che guardavano al futuro.

Ma c’è anche amore in questo cd, perché Bennato prima di tutto è napoletano e non intende fare “le cose pesanti”, come ha raccontato al “Mattino” parlando di sé e dello sguardo di una donna che gli dà la stessa carica di un ritmo imbroccato bene e, quindi, raccolto in una canzone. E non intende concedere equivoci, pur nel cantare l’amore e nel far cantare la giovanissima figlia, intorno all’impegno che ogni vero intellettuale, da che Sud è Sud, deve conservare per l’identità della terra che avrebbe dovuto regalare all’Italia la vera Capitale. In “Mille diavoli rossi” (che non sono eroi, ma diavoli, appunto, con le loro camice rosse) fa parlare Giuseppe Garibaldi in un bilancio della spedizione; rispetta la sua missione, ma, dopo avergli fatto riconoscere che “Gli inglesi aspettano alla fonda / qualcuno ha già pianificato tutto / e da Marsala all’entroterra / avanzeremo a viso aperto e la mia fama / dalla Sicilia / prenderà il mare e nei due mondi arriverà”, ma poi conclude : “Ed io appartengo già alla storia / mentre son vico e vorrei vivere ancora / ma senza i miei diavoli rossi / vivrò da eroe in una splendida galera / laggiù a Caprera / Anita mia se fosse qui accanto a me”. E’, in fondo, il Garibaldi che emerge da una analisi storica più attenta di quella diffusa nei libri di scuola; ed è un Garibaldi che, con la sua figura, avrebbe potuto evitare che l’unificazione d’Italia si trasformasse nella macelleria delle leggi contro il “brigantaggio”.

Bennato non smette di combattere per le idee; ma non smette di combattere contro tutte le guerre, delle quali (nel brano “Pas de guerre”) arriva a maledire anche i cantori: “No / alla guerra / no al ferro e al fuoco no al suo gioco inutile / no pas de guerre / la guerra che diventa un’abitudine / no a questa storia / che si può solo uccidere o morire / no, no alla guerra / no ai suoi poeti no alle sue poesie” . Davvero non è solo musica quella che viene da questo CD, sebbene soltanto attraverso questo linguaggio universale si può lanciare un messaggio che non duri un CD.

Nella foto del titolo Eugenio Bennato al convegno organizzato da “Il Vaschione” l’8 dicembre 2014 nel municipio di Introdacqua sui 150 anni della conquista del Sud da parte dei piemontesi.

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