E ADESSO SE SI SALVA SOLO IL TRIBUNALE DI AVEZZANO?

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Il tribunale di Sulmona

PARADOSSALE SBOCCO DEL RIFIUTO ALLA COOPERAZIONE

27 OTTOBRE 2017 – Contatti con il sottosegretario alla Giustizia e con il vice-presidente del Consiglio della Magistratura sono stati riferiti da avvocati marsicani che compongono il Consiglio dell’Ordine. Da qui è stata ricavata, in ambienti sulmonesi, la convinzione che l’ufficio giudiziario di Avezzano avrebbe maggiori probabilità di resistere alla soppressione di quante ne abbiano Sulmona, Lanciano e Vasto. Per rimanere agganciato alla realtà e per non negarsi difficoltà oggettive, il presidente degli avvocati di Avezzano, Colucci, ha affermato in una intervista che “per ora un dato certo c’è: che per la soppressione dei tribunali è stata approvata ed è vigente una legge”; il che fa intendere che il meccanismo della soppressione è in moto e solo le proroghe per ora non hanno consentito il conseguimento dello scopo, uguale del resto per trenta tribunali italiani che non hanno sede in città capoluogo di provincia. Ma le proroghe non possono durare in eterno.

Quello che sorprende di più è che dello spirito di iniziativa per salvare il loro tribunale quasi si fa una colpa ai marsicani. Si arrivò al paradosso, mai a sufficienza sottolineato, che quando da Avezzano fu proposta una iniziativa congiunta per costituire un tribunale con due sedi secondo le materie delle cause da trattare, da Sulmona non si rispose o si rispose in termini negativi, sempre con la supponenza che è tipica di chi ha in tasca la soluzione del problema. E la soluzione passava per la strana configurazione di un “tribunale di montagna” e per la persuasione che un territorio così disarticolato orograficamente e svantaggiato nei collegamenti dovesse costituire il principale (o il solitario) argomento della conservazione del tribunale peligno. Oggi gli avezzanesi hanno innestato una marcia in più ed hanno dovuto prendere atto che da Sulmona non si aderisce a nessuna collaborazione tra le due città. La marcia in più è direttamente connessa alla statistica delle iscrizioni e delle sentenze (che non è mai disprezzata nelle riforme della geografia giudiziaria, anzi…). Ed oggi questi contatti con gli esponenti dell’amministrazione e dell’organizzazione giudiziaria fanno intendere che una operazione di salvataggio del solo tribunale marsicano è possibile, sebbene non risponda a criteri di equa ripartizione degli uffici sul territorio (si avrebbe un tribunale aquilano che partirebbe dai confini con la provincia di Rieti per giungere a quelli con la provincia di Isernia, in alcuni punti recante un territorio largo venti o trenta chilometri, un nonsenso). Dei responsabili e dei veri e propri colpevoli di questo epilogo ci sono: e non sono il destino cinico e baro e la ruota della fortuna che gira.

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