SONO SERVITI ANCHE GLI IDIOTI CHE CI ACCUSANO DI ESAGERARE
24 SETTEMBRE 2017 – Forse si terrà domani un sit-in di protesta sui terreni coinvolti nei lavori per eliminare la stazione ferroviaria di Sulmona dai collegamenti tra Pescara e L’Aquila. Infatti, sono state intraprese le opere di sbancamento, a poco più di trecento metri dallo scalo ferroviario di Sulmona, per evitare l’ingresso in stazione e consentire, così, ai viaggiatori provenienti da e per Pescara rispetto a L’Aquila, di impiegare meno tempo. Si attua il progetto presentato dal presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso e sostanzialmente ratificato da RFI (Rete Ferroviaria italiana). Voci sostengono che, per raggiungere L’Aquila, i sulmonesi dovranno prendere il treno a Pratola Peligna Superiore, perché neanche una “littorina” collegherà Sulmona con L’Aquila; altri, meno pessimisti, sostengono che qualche convoglio ogni giorno continuerà a partire da Sulmona per il capoluogo.
Più che prendercela con Luciano D’Alfonso, ce la prendiamo con gli idioti che sostengono che le analisi su questo giornale sono pessimistiche e che i toni usati nei confronti dei politici sono eccessivi. Ecco, bravi, tenetevi Andrea Gerosolimo e Bruno Di Masci e seguiterete a consegnare Sulmona a quelli che la estingueranno del tutto. Ci fosse stato il sindaco dell’epoca, Giuseppe Ranalli, a protestare contro il progetto di tagliare Sulmona dal collegamento tra Pescara e L’Aquila; ci fosse stata l’attuale sindaca a riprendere il progetto per farlo rimangiare da D’Alfonso. Non avremmo preteso che Gerosolimo o Di Masci o Ranalli o Casini organizzassero proteste clamorose: non ne hanno il coraggio, né la capacità, perché, in quanto a risposta popolare, hanno lo zero assoluto; e come si potrebbe coinvolgere la gente se ognuno di loro ha pensato e pensa alla loro convenienza, alle loro squallidissime carriere politiche, fatte per lo più di escrementi che vengono a nutrirli dalle mense aquilane? Non dovevano fare i sit-in, questa è cosa da gente che ha gli attributi. Avrebbero dovuto dire semplicemente “no”. Ma non lo hanno detto e non lo diranno perché debbono ubbidire; diversamente le loro mediocrità non consentirebbero neanche di occupare uno strapuntino nel mestissimo spettacolo dei questuanti al cospetto di ministri e sottosegretari.
E allora abbiamo un Di Masci che va a prendere al casello Luciano D’Alfonso per accompagnarlo sui luoghi dell’incendio del Morrone come uno scodinzolante famiglio e non si vergogna neppure di ammetterlo in Consiglio comunale (dove precisa solo di non essere stato nella macchina di D’Alfonso, ma in una “macchina privata”; sai che differenza); una sindaca che, con i suoi silenzi, fa più danni di quando sta in ferie e lascia bruciare il Morrone; una pletora di piccoli e famelici amministratorelli che fanno a gara per sostenere Andrea Gerosolimo senza neanche capire che questi pensa agli affari suoi e concorre con chi sta affossando Sulmona, la Valle Peligna e il centro-Abruzzo. Emblematico l’esempio del sindaco di Castel di Sangro, Angelo Caruso, che diventa dalla mattina alla sera sostenitore di Gerosolimo solo perché viene fatto presidente della provincia (e sai che successo) e da presidente della provincia non si rende conto che un territorio (il suo, tra l’altro) viene abbandonato, forse lasciato agli incendi della camorra che non ha ricevuto il corrispettivo delle promesse fatte; di certo privato dei collegamenti essenziali. E così, scendendo di livello, fino alle ultime scale della dignità politica, per arrivare all’accattonaggio vero e proprio.
Ma ci consola che l’ultimo esempio di come gli idioti che ci tacciano di eccessi polemici si possa misurare sulla questione ferroviaria: perché siamo sicuri di viaggiare lungo binari che non si incontreranno mai.