COMUNE – Troppo facile lasciare adesso

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23 FEBBRAIO 2012 – L’ipotesi di manifestare una “discontinuità” rispetto all’attuale assetto politico, formulata dall’UDC, non è considerata risolutiva dal dott. Fabio Federico, nella sua veste di coordinatore cittadino del PDL. Affidare ai tecnici la gestione

di una fase dell’amministrazione è esclusa nel documento che Federico ha formulato:

“E’ proprio per il senso civico invocato dal coordinatore dell’UDC che la maggioranza di governo della città intende tener fede fino alla fine al mandato conferitogli dagli elettori nel 2008.

I risultati ottenuti e quelli che si stanno ottenendo , pur in momenti di straordinaria difficoltà determinata da emergenze epocali, ci danno forza nel continuare il nostro lavoro.

Alla città non è mancato un solo istante un governo che sapesse prendersi le proprie responsabilità e reggere il timone in un mare in burrasca, nè è mai venuta meno la maggioranza consiliare e così sarà sino al 2013.

Crediamo poi che la confusione che regna nel partito dell’UDC non possa certo rappresentare un “valore aggiunto” all’attività dell’esecutivo.

Infatti non si comprende come si possa conciliare la posizione del gruppo consiliare che si è in più di una occasione dichiarato appartenente alla maggioranza, con quella del coordinatore che a livello provinciale sta in maggioranza, a livello locale si dichiara pubblicamente equidistante ed alternativo al centrodestra ed al centrosinistra ed alla fine lancia appelli “trasversali” .

Davvero una gran confusione che i cittadini mal comprendono.

Da ultimo occorre rilevare che sulla lettera aperta, accanto alla firma del coordinatore, manca quella del capogruppo consiliare sig Rapone Luigi.

Nel ringraziare comunque l’UDC della proposta non possiamo esimerci dal porre una domanda: chi rappresenta l’UDC a Sulmona ? Dopo quattro anni di confusione sarebbe ora di  chiarirlo”.

 

Sotto un profilo strettamente istituzionale, non ha molto senso interrompere una gestione politica a un anno dalle elezioni. La coalizione al Comune e soprattutto il suo sindaco debbono ripresentarsi alle urne per fare il bilancio di quello che hanno fatto e per chiedere la conferma o per andare a casa. Questa è la conquista che deriva dalla elezione diretta del sindaco, al quale sono stati riconosciuti più poteri per evitare che sostanzialmente si potesse nascondere dietro le decisioni dei partiti. L’esempio di questo meccanismo potrebbe servire anche a livello nazionale, per impedire che, dopo due o tre anni di governo, le coalizioni buttino la spugna e accusino il destino cinico e baro per il loro fallimento. E’ successo due volte con Berlusconi (nel primo e nell’ultimo dei suoi governi); è successo con Prodi nel 2008. Se un governo non funziona, va a casa alla scadenza, come ha fatto il governo di Forza Italia nel 2006 dopo aver amministrato cinque anni senza realizzare una delle riforme che aveva previsto.

Nel “piccolo” di Sulmona, Federico deve ripresentarsi così com’è, con i suoi riferimenti politici e con il sostegno dei partiti che l’hanno confortato, fino al 2013: il responso degli elettori, in un Paese di vera democrazia, è l’unica pagella dei profitti che si può riconoscere. Il resto, come si sta verificando in Italia dall’autunno, è aggiustamento ipocrita, verniciato di tecnicismo a buon mercato: se non addirittura di “tecnici di area”, come vengono definiti i politici camuffati da esperti o consulenti. La mossa che non perdoneremmo mai a Fabio Federico è proprio quella di dimettersi, anche con un anticipo di due minuti, rispetto alla scadenza che la legge e gli elettori gli hanno fissato. Dobbiamo sapere se la sua gestione ha portato i suoi frutti. Non saremmo mai disposti a consentire pretesti: anche perchè un sindaco può presentarsi da solo agli elettori e poi scegliere gli assessori che vuole e sbarazzarsi di quelli che lo ostacolano.

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