NELLA VERITA’ DISVELATA AD ATTEONE IL FASCINO DELL’ANDARE OLTRE I CONFINI
2 SETTEMBRE 2023 – “…di fronte a quella visione, un altro uomo più saggio di lui sarebbe arretrato, fuggito via, ma Atteone no, avanzò…entrò…”
Sono le parole con le quali Sista Bramini (nella foto del titolo, durante il suo allestimento) descrive il destino di Atteone che non si ferma prima della grotta di Diana. Quel varcare i confini del proibito, o anche solo dello sconsigliato, dell’inopportuno, è stato anche per lui l’”error” della vita.
Ovidio ha coniugato il suo sbaglio a quello di Atteone, cioè ad uno degli episodi più belli e intensamente narrati nelle “Metamorfosi”. “Perché i miei occhi hanno visto?” si chiederà dalla relegazione del Ponto Eusino. E sono tanto efficaci i contorni del personaggio Atteone, tanto lacerante la sua imprudenza, tanto ovvia la scelta della saggezza contrapposta a quella del rischio o solo della curiosità nociva, che il lettore, duemila anni dopo che quei versi sono stati scritti, è coinvolto nella scena del cacciatore che non si sottrae alla visione di Diana nuda e non esiterebbe a tornare indietro, alla caccia fruttuosa, a quella muta di cani che gli regalerebbero altre emozioni selvagge mentre affondano fauci fameliche nelle carni delle prede.
Era scritto in quei versi il destino del grande poeta nato a Sulmona e legato alle vicende immortali della corte di Augusto; forse partecipe degli intrighi di palazzo; forse fautore di una Roma diversa; poeta ancora in bilico tra la creazione di un’arte pura e l’impegno civile che aveva affascinato gli antenati di Bruto contro Tarquinio il Superbo e lo stesso Bruto contro un superlativo dittatore, purtuttavia dittatore Giulio Cesare.
Di fronte ad una congiura o a uno scandalo di corte un “uomo più saggio” si sarebbe ritirato, dice Ovidio a se stesso, come avrebbe detto un secolo dopo Adriano “A se stesso”; e molti altri, saggi filosofi e prudenti conduttori della propria vita.
Se Ovidio non avesse partecipato alla corrente filo antoniana; o se si fosse tenuto a distanza dalla disperazione che produceva gli scandali della nipote di Augusto, figlia di una donna mandata in sposa per un disegno di potere; se tutto questo si fosse verificato, Atteone non si sarebbe inoltrato nel bosco, sic illum fata ferebant. Così lo trascinò il destino. E in quelle quattro parole si compì la sorte di Publio Ovidio Nasone, prima che si scatenasse l’orda di cani, nominati uno per uno durante l’inseguimento ad Atteone diventato cervo, come uno per uno l’esule potrebbe nominare gli esecutori del decreto di Augusto e gli uomini dell’alto apparato che lasciarono inascoltate le sue suppliche per il ritorno a Roma da Tomi.
Questo racconto dal contenuto di tragedia sarà riproposto sabato 23 settembre alle 10,30 dal “Teatro Natura” di Sista Bramini sotto il titolo “Atteone o la verità disvelata”, seguendo quel percorso che ha portato “O Thiasos” in Via Lucca 19 a Roma, presso la Cooperativa Rifornimento in volo, in occasione dell’Open Day di ARPAd, Associazione Romana per la Psicoterapia dell’Adolescenza. Le iscrizioni sono gratuite, per prenotazione.