UN SOLO COLPO NELLA NOTTE DI LUNA E AMARENA NON C’E’ PIU’

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TRAGICO EPILOGO A SAN BENEDETTO DEI MARSI PER LA FAVOLA BELLA DELLA FAMIGLIUOLA DI PLANTIGRADI FOTOGRAFATA DA MIGLIAIA DI TURISTI

I SETTEMBRE 2023 – Un colpo di fucile ha trapassato un polmone dell’orsa Amarena, ieri sera poco dopo le ore 23 a San Benedetto dei Marsi, nel Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise. L’animale è rimasto a terra agonizzante e di lì a poco è morto. I due cuccioli che seguivano l’orsa madre ed erano per questo fotografati da folle di turisti nella prima estate di vita, sono fuggiti ed ora si cerca di evitare  che vadano incontro alla morte per la loro incapacità di trovarsi cibo a sufficienza.

L’uccisore è il proprietario del fabbricato nel recinto del quale l’orsa era entrata, probabilmente alla ricerca di cibo in un pollaio. Avrebbe dichiarato di aver visto e sentito dei movimenti nella penombra e di aver per questo deciso di sparare. Sembra che abbia esploso un solo colpo, quello letale per l’orsa.

Non hanno potuto niente le guardie del Parco che sono subito accorse; Amarena dava lievissimi segni di vita, che poi si è spenta, in una atmosfera surreale, al chiarore di una luna che la notte prima era stata piena ed era ancora luminosissima perché più vicina che mai alla Terra.

Amarena e la sua protezione erano stati oggetto nelle scorse settimane di una ordinanza del Sindaco di Villalago e avevano attentato alla sua vita anche prede appositamente avvelenate.

Il Presidente della Giunta Regionale, Marco Marsilio, ha annunciato che la Regione si costituirà parte civile, sottolineando il fatto che chi ha ucciso l’orsa lo ha fatto senza alcuna necessità.

Ha fatto già la sentenza: e chiama “delinquente” chi ha sparato. Marsilio, nel consueto affanno, cerca di rincorrere argomenti e atteggiamenti che dovrebbero riabilitarlo nel panorama della difesa dell’ambiente naturale dopo le gaffe sulle competizioni motoristiche nella Valle del Sagittario e le arroganze sulla centrale di spinta della Snam a Sulmona che gli sono valse puntuali e articolate reazioni. Si produce nella solita sicumera che fa strame dell’approfondimento giudiziario e, prima ancora, dell’equilibrio che dovrebbe sostenere un presidente di Regione. E’ buffo che appartenga ad un partito che ha sempre sostenuto la riforma dell’istituto della legittima difesa, estendendo le facoltà dei proprietari e addirittura modificando un articolo del codice penale. Quindi, se entra un cristiano nel recinto di una abitazione, lo si può fare secco; un orso, invece, no.

Marsilio stava a Roma e non conosceva l’Abruzzo (oddìo, non è che abbia messo a frutto cinque anni…) quando un orso fu trafitto alle spalle da una fucilata, mentre si dava alla fuga, a Pettorano sul Gizio nel settembre 2014, proprio dopo aver preso di mira un pollaio. Non fu facile affermare la responsabilità dell’uccisore, che fu assolto in primo grado e condannato in Corte d’Appello. Ma in quel caso l’orso fu colpito appunto mentre si allontanava ed era già distante dalla casa, peraltro neppure recintata.

Più centrata è la reazione dell’associazione “Salviamo l’orso”: “Il fatto ci costringe a ricordare a tutti, in primis ai Sindaci e alle ASL abruzzesi, le decine di pollai abusivi ed illegali che lor signori tollerano da anni nonostante gli appelli dei parchi nazionali a una bonifica totale e definitiva che non può più essere rimandata” e riporta alla questione dell’approvvigionamento di cibo, in particolare nella stagione di poco precedente il letargo, per l’istintiva tendenza degli orsi a fare scorte alimentari; e agli incidenti stradali conseguenti alla familiarità degli animali selvatici con la comunità umana. Solo che questi episodi scatenano reazioni che sembrano incontrollate, come quella nella quale si produce proprio “Salviamo l’orso”: “Chiederemo al responsabile dell’uccisione dell’orsa un risarcimento milionario che lo costringa a passare i prossimi anni tra avvocati e aule di Tribunale come è accaduto al suo omologo a Pettorano e se Dio vuole alla fine di questo lungo procedimento utilizzeremo il suo denaro per aiutare i nostri orsi. Costringeremo costui a ripensare spesso alla serata di ieri e a chiedersi se forse non sarebbe stato meglio per lui lascia andare via Amarena e poi chiamare noi o il Parco per ottenere un equo rimborso… magari per il doppio del valore dei suoi preziosi polli”.

Le sentenze anticipate di Marsilio e questi propositi di vendetta non aiutano un sereno approccio al tema della tutela di specie ormai rare. Proprio la vicenda di Pettorano insegna che i responsabili, ancorchè condannati, né pagano risarcimenti milionari, né si giocano la proprietà per gli avvocati e in tribunale se vanno una volta è pure troppo.

La tutela dell’orso passa attraverso pazienti e costanti misure preventive, come hanno indicato coloro che con gli animali selvatici hanno trascorso, da vicino, una parte importante della loro vita professionale, con risultati molto più che apprezzabili.

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