23 MAGGIO 2012 – E’ notte fonda quando Radio Uno manda in onda l’intervista al sindaco di San Felice al Panaro, uno dei paesi dell’Emilia più colpito dal terremoto del 20 maggio. Mancava da cinquecento anni la scossa drammatica che fa scappare la
gente per strada e distrugge i monumenti: più o meno come all’Aquila, ma con trecento morti di differenza.
Eppure, prima ancora di pensare alla ricostruzione, Alberto Silvestri dice chiaro e tondo che vuole salvare il futuro alla sua gente. Ha un incubo il sindaco: quel peso gli viene dallo stoccaggio del gas. Giusto il 17 febbraio scorso il governo dei “tecnici” ha tecnicamente detto che si possono sistemare nelle viscere della terra, nei comuni di San Felice, Finale Emilia, Camposanto, Medolla, Mirandola e Crevalcore, tremiladuecento milioni di metri cubi di gas. “Non osiamo pensare cosa sarebbe successo se quell’impianto fosse stato già costruito” dicono alcuni intervistati nel programma ascoltato di notte; seguìto e ben fatto quanto si vuole, ma pur sempre notturno. Quella gente per bene che ragiona con avvedutezza pensa che, al confronto di quello che avrebbe innescato una scossa del sesto grado della Scala Richter, l’inferno di fiamme e morte nella stazioen di Viareggio del giugno scorso sarebbe stato come un camino rispetto al Vesuvio. “E’ evidente che l’evento sismico va valutato con grande attenzione” dice adesso il ministro all’Ambiente. “Se l’impianto non esiste, è solo grazie alla cittadinanza che si è opposta in un fronte assolutamente trasversale” osserva il presidente nazionale dei “Verdi” Angelo Bonelli.
Le storie vanno raccontate in parallelo, per riscontrarne i punti in comune. Non è uguale la sismicità dell’Emilia rispetto a quella del centro-Abruzzo: lì le scosse superiori ai cinque gradi Richter si registrano ogni 500 anni, qui ogni 150/200. Le differenze finiscono qui: perchè per il resto è trasversale anche qui l’opposizione agli impianti di gas che i cittadini di Sulmona hanno manifestato almeno da due anni, con assemblee pubbliche e altre manifestazioni; il sindaco Silvestri ha espresso un “no” netto come quello di Federico alla collocazione di metanodotto e di stazione di compressione; il Governo “tecnico” ha trascurato l’uno e l’altro voto di assemblee democratiche ed ha mandato avanti i progetti (o almeno gli iter procedurali) per la costruzione di impianti di gas, tranne poi a ricredersi con molto poco acume tecnico alla prima scossa di terremoto. Per l’uno e l’altro impianto di gas si dirà che… i terremoti non si possono prevedere.
Non sappiamo quali siano le altre analogie: forse pure a San Felice al Panaro qualcuno ha detto che gli impianti di gas si possono costruire perfino in zone sismiche, riportando il trito esempio dell’Alaska. Di certo una differenza, almeno per il momento, tra il centro-Abruzzo e quella sfortunata zona dell’Emilia c’è: qui i Comitati per l’ambiente hanno detto sin dal primo momento che con il terremoto non si scherza, lì il terremoto è arrivato da solo a dire che, proprio perchè non può essere previsto, può anche arrivare quando gli pare.