E se il referendum servisse a proteggerci da Napolitano e D’Alfonso?

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VECCHI E NUOVI ARGOMENTI PER USARE IL VOTO E NON DISERTARE

15 APRILE 2016 – Se non bastasse il principale argomento per votare “sì” al referendum di domenica, soccorrerebbero almeno due altri motivi per andare a votare e per votare “sì”. Innanzitutto perché ha invitato all’astensione Giorgio Napolitano, che nel 1956 proclamò che lo sterminio in piazza a Budapest era stata un’opera di pacificazione, mentre altri personaggi del Partito Comunista si indignarono e lasciarono quella macchina sanguinante asservita ai disegni criminali dell’Unione Sovietica; poi lo stesso Napolitano, mediocre politico che si portava sulla coscienza l’ultimo feroce dissidio con Enrico Berlinguer prima che questi morisse, sostituendosi alle urne che avevano decretato la sconfitta delle “larghe intese” promosse l’accordo del Nazareno in perfetto stile staliniano (nel senso che non si sapeva neanche quale fossero i patti, né si è mai saputo quali fossero prima che Berlusconi venisse sbarcato dal “caudillo maleducato” come De Bortoli definì Matteo Renzi). Insomma, fare il contrario di quello che sostiene  Napolitano non guasta alla democrazia.

In Abruzzo, poi, c’è un motivo in più per votare “sì”: la Regione aveva firmato la richiesta di referendum (lo possono fare le regioni in alternativa alla raccolta di firme); ma poi s’è rimangiata la scelta. Il sospetto che questo dietro-front sia stato dettato da motivi non trasparenti è sufficiente per mandare all’aria strategie simil-industriali che da qualche anno vengono gestite da Luciano D’Alfonso, “governatore” regionale, come questioni del suo condominio, per giunta con quella ossessione di fare opere pubbliche in palese spregio alla vocazione di “regione verde d’Europa”: la deviazione della A25 da Bussi a Collarmele per sventrare una parte (non la più bella, ma) ancora incontaminata per creare il deserto nella vallata più suggestiva, raccolta in tre parchi nazionali, cioè la Valle Peligna; il rifacimento da capo della “fondovalle Sangro” dopo il fallimento di 44 anni fa su un versante della Majella che porterà in spiaggia pure i viadotti che si andranno a ricostruire. Hai visto mai che la vittoria del “sì”, magari solo in Abruzzo, possa essere sufficiente all’ultimo calcione di Renzi al “governatore” abruzzese, mal sopportato dal “caudillo” sin dalle ore successive alla elezione?

Sono due motivi per votare “sì”, che si aggiungono a quello principale, per preservare l’Abruzzo e l’Italia da una estrazione di idrocarburi che non solleva l’Italia dalla dipendenza energetica e, in più, la rimuove anche dal podio faticosamente conquistato nella protezione delle risorse naturali, prima che Napolitano fosse distolto dalla ricerca dei motivi per sottrarsi alla testimonianza in un processo penale e Renzi nel novembre-dicembre 2014 fosse “distratto” dalla scrittura degli emendamenti attribuiti ad un suo ministro, ma scritti dai petrolieri. 

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