Editoriale – PDL E POLITICA COMUNALE

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E’ un rientro o un dietrofront?

 

E’ durato molto di più del previsto il distacco tra il Popolo della Libertà e il Sindaco,

nel segno di una profonda crisi all’indomani delle elezioni europee di giugno. La intollerabile trovata di escludere Sulmona da certi benefici fiscali e soprattutto il mezzo di realizzarla (con il renderla pubblica solo dopo che le cabine elettorali erano state chiuse il lunedì) hanno portato il capo dell’amministrazione e tutti i componenti del Pdl ad uscire dal gruppo consiliare e a schierarsi, più o meno in parcheggio, nel gruppo di “Alleanza per Sulmona”.

Cosa hanno dimostrato questi dieci mesi di separazione ? Innanzitutto che era sbagliato, di forma e di contenuto, lo slogan delle elezioni amministrative del 2008, secondo il quale, essendo Sulmona collegata a due parlamentari del gruppo politico di Berlusconi eletti (o designati) in questo Collegio, avrebbe beneficiato di una grande sinergia. La trovata pubblicitaria (in parte accattivante) suggeriva che, per qualsiasi problema, Fabio Federico avrebbe trovato una porta aperta a Palazzo Chigi. Sembra invece che, al di là della routine delle assicurazioni di impegno, Federico non abbia trovato proprio niente nel primo anno di sua gestione. E non ha, di conseguenza, subito danni dalla scelta di tenersi lontano da un gruppo che poteva procurargli una frana ben più consistente di quella della Circonvallazione Orientale.

Ora il panorama non si presenta del tutto diverso.

Infatti, la pace armata che ha dettato il rientro nei ranghi è troppo infarcita di sospetti e recriminazioni e il sindaco dovrà ancora pensare per sé, facendo appello alle energie della città e non a quelle di Palazzo Chigi. Innanzitutto non si è chiarito perché il gruppo di consiglieri che hanno lasciato il Pdl non ha sostenuto la candidatura di quel partito per le Provinciali. E questa è storia delle ultime settimane, non di dieci mesi fa.

In secondo luogo, le trattative per il rientro sono state appesantite da grossi contrasti in ordine alle attribuzioni di posti in giunta; soprattutto su questo fronte non è stato fatto un minimo di chiarezza. Insomma, la fase di contrapposizione, invece di raggiungere il massimo livello con la clamorosa uscita del giugno 2009, sembra si sia andata acuendo fino alla espulsione di un assessore, l’unico non riconfermato dopo l’azzeramento e la formazione di nuova giunta nell’arco di 24 ore.

Quanto sia valido lo slogan della campagna elettorale di due anni fa, perciò, può essere verificato da chiunque. In una situazione del genere, che la maggioranza al Comune di Sulmona sia da considerarsi “Pdl” o “lista civica” è soltanto una questione di etichette o, se si vuole, dell’uso del nome dell’attuale presidente del Consiglio dei ministri. Non è che un fatto del genere porti una fabbrica o una caserma o un ufficio del genio civile a Sulmona, tanto più che questo “rientro” viene accompagnato da un commissariamento del Pdl in città, per il quale si è indicato il nome dello stesso Sindaco.

Piuttosto un barlume di chiarezza andrà fatto una volta per tutte: la gente di Sulmona è classificata tra coloro che il terremoto l’hanno sentito o tra coloro che la notte del 6 aprile erano solo suggestionati ? Anche su questo non c’è stata identità di vedute nel Pdl, con l’ala che dava per scontato l’inserimento nel “cratere” e chi indicava la scelta giusta nell’esclusione. Qual era il Pdl con il quale il Sindaco doveva relazionarsi ?

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