QUALCOSA NELL’AREA DI DESTRA DEVE CAMBIARE PRIMA DEL DISASTRO DEFINITIVO ALLE REGIONALI
12 GIUGNO 2013 – Ha lasciato passare qualche ora, poi qualche giorno, il coordinatore cittadino del Pdl, dott. Fabio Federico, prima di dire la sua sulla sconfitta del “centrodestra” alle elezioni amministrative (nella foto Fabio Federico quando era sindaco: alle sue spalle Paola Pelino, molto presa a prendere le misure delle scarpe di Federico per fargliele nella primavera del 2013).
La sua presa di posizione è chiaramente decantata rispetto ai lapilli del primo momento: infatti è per metà rivolta all’esame degli errori del partito e per metà alle prospettive per una ricomposizione, in vista delle elezioni regionali della prossima primavera, anche se tale scadenza non è espressamente ed esclusivamente citata nel comunicato stampa di oggi.
Prima fase: l’analisi degli errori. Federico parla della scelta dell’ultimo momento, imposta dall’alto. E’ facile riconoscervi quella effettuata dalla senatrice Paola Pelino, rimproverata in modo aspro nelle ultime ore anche dai vertici del Pdl in sede regionale. Ma un aspetto nuovo viene affrontato dal dott. Federico, sindaco uscente proprio della coalizione guidata dal partito di Berlusconi: l’errore compiuto da Paola Pelino dopo il primo turno e durante la “campagna” per il ballottaggio, quando la ricomposizione con le due liste alle quali non era stato concesso l’uso del simbolo del Pdl non è stata una priorità, ma solo una scelta secondaria, collocata in subordine rispetto all’accaparramento dei voti da pescare nelle liste una volta capeggiate da Fulvio Di Benedetto o addirittura in quelle di Palmiero Susi che era stato escluso dalla giunta Federico. Insomma: una sconfitta centellinata, gustata fino in fondo da Paola Pelino, Luigi La Civita, forse Franco Iezzi, pur di arrecare qualche graffio a Fabio Federico che aveva chiesto chiarezza di idee prima delle elezioni e che era inviso ai tre come il fumo negli occhi.
Un modo davvero autolesionistico di perdere il governo di una città che avrebbe riconfermato un candidato del Pdl, visto che ha dato al candidato Ranalli gli stessi voti (6400 più qualche altro) assegnati a Lombardo cinque anni fa: quasi certamente, se fosse stato proposto un nome condiviso da tutta l’area di centro-destra, molti dei voti di quelli che non sono andati alle urne, anche disgustati da tanta ostinazione nel cercare la sconfitta, da tanta testardaggine nell’imporre un candidato non voluto da molte componenti dell’area, sarebbero tornati a sostenere il sindaco di destra.
Questo il comunicato del Pdl cittadino, sottoscritto da Fabio Federico.
“Alla luce del risultato elettorale delle elezioni amministrative di Sulmona non possiamo che ribadire quanto affermato in corso di campagna elettorale: le divisioni non possono che portare alla sconfitta. L’analisi dei fatti ci porta a ricordare che prima della scelta del candidato era stato firmato dal tavolo di coordinamento politico un documento di impegno ad appoggiare unanimemente il candidato maggiormente condiviso dai componenti del tavolo stesso, rappresentativi di tutte le forze politiche del centrodestra.
Quel documento è stato disatteso, il tavolo è stato delegittimato e si è voluto testardamente imporre un candidato condiviso solo da una esigua minoranza di partecipanti, fra i quali alcuni nemmeno iscritti al PDL, ma ai quali è stato dato modo di utilizzarne il simbolo. Quel candidato è stato sconfitto nonostante il risultato poco lusinghiero in termini di consenso riportato dalla sinistra, ma in generale tutta l’area di centrodestra ne è uscita indebolita, poiché le fratture e le liti sono sgraditi all’elettorato moderato.
Di fronte ad un panorama politico fortemente frastagliato, con eclatanti divisioni nel centrosinistra, l’area moderata avrebbe dovuto dare una risposta di unità, utile a rassicurare il proprio elettorato ed i cittadini, che hanno interesse a che si amministri la città e non se ne paralizzi la vita.
Probabilmente il centrodestra sulmonese avrebbe potuto vincere, se solo al suo interno si fosse dialogato e si fossero evitate le odiose imposizioni dall’alto.
La medesima assurda strategia è stata adottata nel corso del ballottaggio, allorquando invece di ricompattare la coalizione con un apparentamento ufficiale si è preferito seguire altri percorsi.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Non va inoltre sottovalutato che tali sciagurati atteggiamenti hanno determinato la debacle del PDL che, dal 26% delle ultime politiche, è sceso ad un misero 9% delle amministrative.
Evidentemente la “discontinuità” non ha pagato.
Crediamo che la vita del partito vada improntata sulla partecipazione della base attiva e non governata con diktat che poi si dimostrano perdenti.
La stessa critica mossa dagli organismi regionali avverso candidature dell’ultima ora, certamente rivolta a chi le ha imposte, mal si concilia con le iniziative in quel caso intraprese, che hanno lasciato campo libero a decisioni non condivise.
Il PDL, se vuole ripetere in chiave amministrativa quel che ottiene in occasione delle elezioni politiche, potrà farlo solo strutturando un partito sul territorio, cosa che quantomeno nella nostra città non è accaduto. Vale la pena rappresentare ad esempio che un congresso cittadino, più volte invocato, e che avrebbe potuto dotare il partito dei moderati italiani di una classe dirigente anche nella nostra Città, non è mai stato indetto dagli organismi superiori a ciò deputati.
Il risultato del 2008 potrà ripetersi solo se le decisioni saranno democraticamente partecipate a tutti coloro che del partito sono stati i fondatori e l’anima pulsante in città e che, con riconosciuta onestà, dignità ed orgoglio, ne hanno portato alta la bandiera lavorando sodo 5 anni senza l’aiuto di nessuno.
Solo da qui il PDL ed in generale il centrodestra cittadino potranno ripartire”.