Grandi Rischi anche per la strada dell’Eremo?

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strada_per_leremoLA IPOTESI DEI SENSORI PER PREVEDERE LE FRANE

28 LUGLIO 2012 – E’ di ieri la notizia che potrebbero essere applicati dei sensori per rilevare i movimenti franosi lungo la strada di accesso all’Eremo celestiniano. Così dovrebbe concretizzarsi il contributo del Parco della Majella-Morrone  per consentire di nuovo le visite al “luogo magico” della favola incompiuta di Pietro da Morrone.

Si scomoda addirittura la struttura del Parco Nazionale della Majella per la caduta di qualche masso che all’improvviso si è scoperto incombere sul destino di chi passa, dopo che pietre e grandi sassi si sono sparsi circa tre anni fa su un segmento di tragitto. In verità si sapeva da più di mille anni che il Morrone in quel punto perde pietre e ogni tanto frana (tanto che il tempio di Ercole Curino è rimasto sepolto fino al 1957). Sebbene questa natura franosa non abbia provocato vittime (almeno riferite dalle cronache) non è peregrino approntare i migliori sistemi di prevenzione. Ma con un minimo senso del limite si potrebbero allestire delle protezioni, magari studiate anche sotto il profilo estetico, come avviene in tutti i posti turistici più frequentati, laddove le pareti scoscese dei monti sono l’insidia di per sé inquietante. Intuitivamente, qualcosa di meglio dei sensori queste mini gallerie dovrebbero assicurarlo. Infatti, se l’alta tecnologia dei sensori dovrebbe rilevare l’esistenza di un movimento generalizzato della montagna al quale potrebbe conseguire una frana o una caduta di massi, ci sarebbe sempre una Commissione Grandi Rischi, magari allestita nello studio del commissario dell’Ente Parco, che, riunendosi a settimane alterne, potrebbe prevedere argutamente che una frana si può verificare, ma si può anche non verificare e, comunque, è sempre difficile prevedere le frane; e qualcuno potrebbe anche spingersi a replicare l’invito, fatto a L’Aquila tre anni e mezzo fa, di andare a bere un buon bicchiere di Montepulciano.

 Se, invece, la relazione tra movimento delle pietre e sensori è immediata, tanto che il sensore avvertirebbe che di lì a qualche minuto si staccherebbe una roccia, c’è da prendere atto del gusto originale di sapere il povero turista in balìa dell’allarme mentre non sa se deve scappare a sud o a nord prima di essere schiacciato come un topo.

Come si vede, gli enti preposti alla tutela della natura è meglio non si avventurino nella tutela del turista; e di certo in vista di questo obiettivo sarebbe giusto che a dirigere un Parco fosse chiamato chi ha il plauso delle popolazioni coinvolte (e quindi dei sindaci) e non il loro ostracismo in un versante e nell’altro del Morrone franoso.  E non piovesse, quindi,  dall’alto senza sensori, precursori e ripari.

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