EDITORIALE – Ieri dicevamo

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Ci separano dall’ultimo numero di questo giornale due o tre avvenimenti che spiegano in gran parte le perplessità messe in evidenza proprio su questa colonna di apertura, tra le considerazioni che emergevano sul modo di fare politica e sul significato del voto.

Ci chiedevamo, infatti, come si potesse disegnare un “cratere” di Comuni terremotati con tale speciosa precisione da escludere territori che madre natura ha collocato proprio sulla linea della faglia. La risposta politica è venuta: ci sono stati interventi che hanno impedito, ai ministri intenzionati ad includere Sulmona, di far parte del cratere. E di questi interventi si sono accreditati i meriti coloro che volevano trattenere tutti i benefici nell’area dell’epicentro e delle immediate vicinanze.

C’è stata, poi, un’altra novità che ha riguardato lo stesso problema, ma su un altro fronte: la Procura della Repubblica di Sulmona ha aperto una indagine per accertare se in questi comportamenti, per così dire atecnici, cioè non dettati dall’interesse di tradurre in norme le risultanze scientifiche, siano ravvisabili reati.

Il primo sviluppo, quello politico, non aggiunge niente a quanto avevamo intuito quando invitavamo a non lasciarsi abbindolare da chi, con una mano, indica la luna non per illustrare un progetto di grande fascino creativo, ma solo per distrarre l’interlocutore e lavorare con l’altra mano. Sull’altro aspetto, quello giudiziario, pur non essendo forcaioli, vorremmo tanto che si facesse quella chiarezza che, sola, è temuta dagli attuali politici quale indesiderato effetto della loro deviata azione istituzionale: la chiarezza delle sentenze che sostituiscono il giudizio degli elettori quando si va oltre il rispetto delle leggi e si afferma arrogantemente che le urne hanno dato il loro responso. Non si può, approfittando di un esito elettorale che di certo non è stato dato per gestire una emergenza e soprattutto non è stato dato alle persone che si sono sostituite ai tecnici, scegliere chi deve rinascere dal terremoto e chi deve bruciare ancora le proprie risorse per incrementare lo spreco di rinascite altrui, disarticolate e capricciose come le linee che hanno segnato il cratere dei Comuni terremotati. Non è permesso (ma questo non lo abbiamo sentito ribadire in questa campagna elettorale basata solo sui personalismi) che una città, posta proprio in mezzo a due paesi entrambi terremotati, sia considerata come se stesse in Val Padana o in Sardegna. E, se si guarda bene, l’ultimo inganno viene proprio dalla sconcertante pretesa di far credere che, tanto, non ci saranno soldi neppure per i Comuni inseriti nel cratere: ciò che vuol dire partecipare ad un più ampio disegno nel quale l’inganno è doppio, perché indirizzato anche a coloro che sono stati inseriti nel cratere. E in questo senso pare ci sia stato un balletto di recite tra ministeri diversi.

A tale strategia non dovrebbe essere estranea neanche la serie di rassicurazioni, date nelle settimane successive al terremoto, sia dalla formazione politica del PdL (che non può definirsi governo di destra se non altro perché manca del tutto del rigore sulla spesa pubblica tipico di tali coalizioni), che dal centro-sinistra, circa la immediata ricostruzione anche della stessa L’Aquila. Proprio allora si conoscevano bene i tempi che la ricostruzione avrebbe richiesto; come si conoscevano perfettamente (ma sono state taciute con il pretesto di non creare sconforto) le difficoltà di scelta dei siti sui quali far convergere le macerie.

A questo punto dovrebbe essere almeno consentito non dare il voto a quanti in questa campagna elettorale hanno continuato a non dire le cose come stanno; che si uniscono a quelli (targati PdL) che, dalle intercettazioni telefoniche, hanno tramato perché Sulmona fosse esclusa da ogni beneficio; che si uniscono a quelli (targati PdL) che, con il blitz che non ci è stato ancora spiegato e sul quale torneremo fin quando avremo voce, hanno escluso a giugno Sulmona dalle pur misere agevolazioni fiscali; che si uniscono a quelli (targati Pd) che si sono compiaciuti di proclamare ad Avezzano tutto quello che la Provincia aveva dato alla Marsica e ancora darà, nell’indispensabile decentramento degli uffici, visto che è proprio impossibile trattenere nel capoluogo migliaia di dipendenti pubblici e pagarli per… guardare le macerie; che si uniscono a quelli (targati Pd) che da qualche settimana vanno proclamando di essersi battuti per inserire Sulmona nel cratere, quando ben sappiamo che la strategia anche del PD era quella di restringere l’area di intervento, con l’ipocrita giustificazione di evitare la dispersione in rivoli. E non continuiamo questa filastrocca pur avendo altri esempi da citare.

Sulmona probabilmente, ancora una volta, dovrà fare da sola. E questo, paradossalmente, sarà il suo bene, anche perché sarà l’occasione per una serrata verifica sugli intenti e sulle persone. Si può anche fare a meno di votare persone saldamente inserite in partiti che hanno dimostrato di essere quello che sono; si possono scegliere battitori liberi, coscienze critiche, outsider, insomma quelli che non hanno partecipato ad inganni e raggiri. La attuale maggioranza al Comune, che ha già fatto la sua scelta di dissentire da questo modo di fare politica uscendo dal PdL, deve, che piaccia o non, essere sostenuta nel lavoro di esclusione di chi vive nell’equivoco. Da Pasqua finisce la ricreazione, stando almeno alla verifica che sarà condotta senza esclusione di colpi e che ogni città in crisi deve saper affrontare.

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