IL MINISTRO NON PARLA DEL TRIBUNALE E CHIUDE LA PORTA IN FACCIA ALLA PELINO

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MA SULLA STAMPA D’ORDINANZA QUESTA E’ UNA NOTIZIA-TABU’

24 OTTOBRE 2016 – Era la fine di settembre; del 2016, non del 16 d.C, e le reti unificate, insieme alle edicole unificate, annunciavano che la sen. Paola Pelino aveva ottenuto un incontro con il Ministro della Giustizia, Orlando, per parlare del tribunale di Sulmona e delle possibilità di salvarlo dalla soppressione, approvata ormai per legge. Ci sembra che l’incontro si doveva svolgere di giovedì: “Il prossimo giovedì, Paola Pelino sarà ricevuta dal ministro Orlando” abbiamo letto su siti internet e fogli a stampa. Che cosa andasse a dire la sen. Pelino che non fosse stato già detto, o a chiedere quanto non fosse stato già chiesto con la proposta di legge di proroga, poi approvata, non si poteva neppure immaginare, perché, in realtà, non è stato diffuso neppure un canovaccio di questo confronto. Ma quella che notammo subito era la coralità degli annunci: leggevi un articolo e, in pratica, li avevi letti tutti, perché il governo, secondo Paola Pelino, stava dimostrando “una chiara apertura verso le legittime rivendicazioni del territorio”; il che la rendeva felice e fiduciosa. Stavamo per aggiungere: “Come quando a ricevervi fu il ministro Nitto Palma, di Forza Italia, che non vi fece neppure incominciare e disse che la salvezza del tribunale di Sulmona era più da assimilarsi ad un miracolo?”. Ma non abbiamo scritto nulla perché non era essenziale all’informazione: erano supposizioni, accostamenti anche arditi, visto che Nitto Palma era di Forza Italia e Orlando è del Pd: due mondi che il Nazareno ha avvicinato per un’estate, ma che sono lontanissimi e quindi ognuno di questi mondi può dare una risposta diversa. Poi la funzione dei guastafeste non ci è mai piaciuta.

Passa un giovedì, passa l’altro; fino a giovedì scorso abbiamo sperato che la sen. Pelino tornasse in città a raccontare i contenuti dell’incontro e i risultati. Ci saremmo accontentati di un resoconto del genere: “Quante me ne ha date! Ma quante gliene ho dette!”, come riferiva il pugile suonato  dopo il KO. Insomma, siamo arrivati ad oggi che di questo incontro si è saputa la verità: il ministro non l’ha neanche ricevuta. Ora, a parte il fatto che chi vuole davvero raggiungere un obiettivo perché ha in mente una strategia se lo tiene per sé e lo manifesta solo quando l’ha raggiunto o nessuno può soffiarglielo, è possibile che un ministro (timido ed impacciato come Orlando; totalmente a digiuno di problemi e strategie di amministrazione giudiziaria, come Orlando) si permetta di spernacchiare la senatrice e chi l’ha eletta, senza neanche riceverla e questa non dice niente, neanche che otterrà un rinvio dell’incontro (a data da destinarsi, forse successiva al trasferimento di armadi, computer e cancellieri)? E una porta sbattuta in faccia ad una senatrice  sarebbe la “chiara apertura vrso le legittime rivendicazioni del territorio”?

La verità è che intorno al tribunale di Sulmona si sta sviluppando una disgustosa danza macabra: è ufficialmente morto, per legge; ma c’è qualcuno che ne spaccia ancora una morte apparente, e quindi lo tiene in osservazione perché potrebbe interpretarsi ancora un gesto che ne riveli una qualche vitalità. Intanto, sul rinvio delle esequie si danza per rimandare anche la dolorosa resa dei conti con gli elettori, secondo quel tipico comportamento da irresponsabili che senatori e deputati hanno indistintamente seguito quando si è trattato di rispondere su una delle tante soppressioni a Sulmona. E la sen. Pelino è partecipe e protagonista di un indecente tentativo di recuperare il disastro da lei stessa voluto con determinazione quando ha approvato la legge di soppressione del “suo” tribunale, al solo scopo di non perdere la poltrona e la pensione di parlamentare evitando la contrapposizione con i capi del suo partito. Per questo ribadiamo l’impegno che ogni volta che parlerà le diremo quello che ha fatto per toglierci il “nostro” tribunale, le nostre occasioni di reddito, le occasioni di sopravvivenza delle stesse istituzioni del centro-Abruzzo. E lo faremo fin quando il suo nome sarà legato alla soppressione del tribunale, quindi anche quando sarà andata in pensione, fino a quando non rinuncerà a riscuotere quello che non le spetta.

E vogliamo parlare dei giornalisti di Sulmona, che strombazzano a caratteri cubitali l’annuncio dell’incontro e non si premurano neppure di informarsi all’ufficio stampa del Ministero se l’incontro c’è stato davvero, per poi chiederne conto alla senatrice-annunciatrice, nuova edizione delle signorine-buonasera di una volta in tv?

La soppressione del tribunale di Sulmona non è calata da un giorno all’altro come una disavventura: è stata voluta da qualcuno, non impedita da altri, sfruttata da altri ancora per speculare ancora. E una voce libera come questa del Vaschione non smetterà di ripeterlo a chi si vuole informare.

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