LETTURE DOMENICALI – IL GRANDE ESODO DAI SEGGI

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SPUNTI DA JOSE’ SARAMAGO NELL’ANALISI DELLO STATO DELLA POLITICA SULMONESE – IL TRACOLLO DELLE PERCENTUALI DI VOTANTI E IL SILENZIO DELLA STAMPA: MANCANO SOLO LE BARBE FINTE CHE SI AGGIRAVANO NEL PORTOGALLO DELLA FANTASIA DEL PREMIO NOBEL

5 NOVEMBRE 2023 – Josè Saramago, autore indimenticato di “Cecità” e premio Nobel per la letteratura, affronta altri pregnanti temi sociali nel “Saggio sulla lucidità” che Feltrinelli ha pubblicato nel giugno 2011 con la traduzione di  Rita Desti e continua a pubblicare continuamente, essendo giunto ormai alla ventiduesima edizione, quella che si trova in libreria dal settembre 2022.

Con la sua rivoluzionaria punteggiatura, che trasgredisce tutte le regole insegnate a scuola, trasmette un linguaggio che più parlato non si potrebbe e rappresenta, così, la reale portata di una società opposta nettamente al governo, fatta di gente che non va a votare o, se lo fa, vota scheda bianca con percentuali, quelle sì, bulgare.

Ne prendiamo lo spunto perché in modo compatto la stampa non riporta, se non in casi rari, la continua debacle delle percentuali di votanti, cosicchè va a governare la nazione, le regioni e le città chi raccoglie poco più del venti per cento del corpo elettorale.

E ne prendiamo lo spunto perché quello che sta accadendo al Comune di Sulmona autorizzerà a temere una deriva come quella che lo scrittore portoghese descrive con tale dovizia di particolari da far insorgere il sospetto che non sia ancora del tutto vero che la realtà superi la fantasia. Saramago costruisce situazioni paradossali che difficilmente si sono verificate, nella loro compiutezza, in qualche parte del mondo. Ma l’humus è quello anche di casa nostra. Tali sono le delusioni che gli elettori hanno ricevuto nel “dopo elezioni”; tante sono quelle che ricevono a Sulmona da un sindaco che ha riportato quasi il 70% dei voti e il giorno dopo ha allacciato mortiferi rapporti con il suo antagonista del simil-ballottaggio, che si può prevedere, sebbene non sia da auspicare, la disaffezione per il rito della scelta del “migliore” attraverso le schede. Non è affare del sindaco uscente, di certo, perché Gianfranco Di Piero non aveva voglia di presentarsi due anni fa e, dunque, dopo il disastro che ha combinato, in termini di costruzione di una città e di un ambiente nuovi, nonché sul versante della conservazione di quello che di buono c’era nella città vecchia (per esempio: la stazione ferroviaria; per esempio: il credito culturale presso le consorelle d’Abruzzo, non presenziando neppure in teatro alla presentazione delle “Metamorfosi” nell’ultima prestigiosa edizione di Einaudi), non si candiderà perché chi non lo conosceva, e l’ha votato su indicazione del probabile “meno peggio”, si guarderà dal considerarlo una ipotesi percorribile.

Ma, a meno di nomi da… premio Nobel in su, è difficile che sarà necessario transennare i seggi per regolare l’afflusso: l’amaro in bocca potrebbe indurre a restare a casa oppure a lasciare bianca la scheda.

Sarà certamente un vantaggio per il sistema di partiti che designano i candidati senza farsi scrupolo del gradimento. Ma una serena lettura del “Saggio sulla lucidità” potrà consolare quanti si riconoscono tra gli elettori di Saramago e cominciano a pensare che lasciare bianca la scheda è meno pericoloso che firmare le cambiali in bianco pretese da quasi tutti i partiti. Il bel cambialone dal nome di Gianfranco Di Piero è prova provata di questa analisi.

Tanto più che nelle prossime consultazioni non si avvertirà l’effetto salvifico dei 5 Stelle. Sono stati loro a conservare il rapporto tra elettori e seggi, evitando il precipizio nelle ultime consultazioni; e sono stati tacciati di essere populisti. Ora, presi da una china verso sinistra, innaturale per loro, si sono alleati, non si sa perché, con il sempre perdente PD e, quindi, neanche per loro si può più votare. In Comune, tra l’altro, hanno un rappresentante che si è messo a difendere un appalto come quello delle mense; ed abbiamo detto tutto.

Certo, si scateneranno le forze che Saramago descrive tra quelle che cercheranno di intercettare il malcontento, comprese barbe finte e macchiettistiche macchine della verità; certo, si ribadirà che il voto è anche un dovere. Ma dopo questi due anni di farsa dipierina, se in cabina “Dio ti guarda” è proprio il caso di abbandonare ogni ipocrisia, secondo quanto dice il Vangelo di oggi.

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