CONCLUSA L’INDAGINE: IL SINDACO NON ERA A TEATRO PERCHE’ ROSICAVA

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L’ASSENZA CHE TUTTI HANNO NOTATO ALLA PRESENTAZIONE DELLE METAMORFOSI DI EINAUDI – DALLA FINTA INAUGURAZIONE DELLA CASA DI OVIDIO AL BOICOTTAGGIO DELLA INIZIATIVA DI LUISA TAGLIERI

17 MAGGIO 2023 – Capito perché Ovidio poteva morire ogni anno per duemila anni senza che Sulmona se ne accorgesse? Qualcuno dubita ancora che, se non fosse stato per il Quirinale, il Bimillenario sarebbe passato in cavalleria?

In questa settimana che ci separa dalla presentazione delle ultime “Metamorfosi” dell’Einaudi, abbiamo svolto una istruttoria sul motivo per il quale al teatro comunale non c’era il sindaco. Poi ne abbiamo allestita una più breve per scoprire il motivo per il quale non c’era la DMC, cioè quella organizzazione che si basa sui fondi pubblici per varie iniziative, latamente culturali. Istruttoria nell’istruttoria, quella che i legulei chiamano incidentale, abbiamo chiesto se qualcuno ricordasse uno, che fosse uno, degli allestimenti di DMC; a parte la collocazione di una telecamera su un terrazzo in Piazza Garibaldi per la “Madonna che scappa”, abbiamo ravvisato quello che, sempre mutuando dai legulei, si chiama “deserto probatorio”. Solo uno ci ha risposto che tra gli eventi culturali della DMC c’era la deposizione di una corona d’aglio sulla testa della statua di Ovidio in Piazza XX Settembre, ma faceva confusione con la contigua “Fabbricacultura” di Anna Berghella che dalla base dell’autoscala dava disposizioni.

Gli ultimi giorni della settimana inquisitoria sono stati spesi per sapere come mai alla presentazione di quello che Ovidio considerava un suo figlio, fratello di altre sue opere immortali, non ci fosse (o, se c’era, dove si nascondesse) Raffaele Giannantonio, “direttore scientifico” del museo-casa di Ovidio inaugurato in tutta fretta prima che il sindaco si dimettesse (e ripensasse alle sue dimissioni e poi le ri-prospettasse e poi le rinviasse e poi le rinnegasse e poi le minacciasse e poi le ignorasse), che tanto aveva strologato nell’ex monastero di Santa Caterina nell’unica inaugurazione al mondo che è durata più della successiva apertura di un museo, compiacendosi di compiacere Fabio Spinosa Pingue, che non aveva bisogno del suo compiacimento perché già da solo si diceva “Siamo stati bravi”.

Bravissimi. Si sono stancati a tal punto a masturbarsi tutti quanti che erano sfiancati quando il direttore editoriale dell’Einaudi parlava di un progetto editoriale che il mondo ci invidia e che gira ancora l’universo editoriale in quegli eleganti cofanetti; per quel che riguarda proprio Ovidio nel 1979, con uno scritto di presentazione di Italo Calvino.

Bene: quali pubblici ministeri saremmo stati uno schianto, perché sabato abbiamo raccolto solo una diplomatica risposta dell’avv. Luisa Taglieri proprio sull’assenza del sindaco. Lei stessa aveva annunciato sul palcoscenico del “Maria Caniglia” che il sindaco sarebbe arrivato; con un po’ di ritardo, ma sarebbe arrivato. Quindi ne sapeva più di noi e stavamo per verbalizzare la giustificazione. Invece ADR (a domanda risponde): “E’ quello che mi chiedo pure io”. Per quanto riguarda, poi, l’assenza o l’irrilevanza, la trasparenza di Giannantonio, che aveva costellato di superlativi il discorso dell’inaugurazione, gli elementi raccolti portano a concludere che sia rimasto indignato per non aver ricevuto una richiesta di scrivere una presentazione dell’edizione-bis delle “Metamorfosi” per Einaudi. Dopo Italo Calvino, solo lui avrebbe potuto.

Domande rimaste senza risposta riguardano la posizione del sindaco. Cioè: una associazione culturale ti porta Einaudi e il traduttore delle Metamorfosi per la collana dei “Millenni” nella città nella quale è nato Ovidio e tu che fai? Resti a duecento metri a leggere il Corriere della Sera oppure a spargere voci per mettere i tuoi assessori l’uno contro l’altro, nella illusione di sentirti un imperatore del “divide et impera”? La città che ha dato i natali a Ovidio ti dà quasi il settanta per cento dei voti e, invece di correre al teatro a sentire la lettura del caos primordiale e dell’episodio di Callisto diventata orsa che guarda il figlio Arcade mentre sta per colpirla con l’arco, ma vede in quegli occhi qualcosa che lo frena e rimarrà accanto alla madre per l’eternità senza mai poterla abbracciare, come l’Orsa Maggiore non può mai abbracciare l’Orsa Minore, stai al telefono a prendere ordini dall’avversario Andrea Gerosolimo, che per la vergogna non si è neanche presentato al ballottaggio? La gente a Roma si siede su cuscini di iuta per sentire Ovidio, e disdegni una poltrona in prima fila nel teatro più bello d’Abruzzo?

Che cosa si può investigare in un ambiente fetido come quello che ammorba la vita pubblica di Sulmona? Si possono solo annotare gli schieramenti, per lo più fatti di persone che una cosa hanno realizzato nella vita: quella di non avere nessuna qualità e, quindi, si schierano per la tutela delle piccole prerogative che sono loro rimaste, nella continua speranza che gli altri inciampino e si dimostri che a Sulmona non si può riempire un teatro per sentire, duemila anni dopo, la traduzione dell’opera prediletta di un grande Sulmonese. Poi il teatro si riempie anche di studenti venuti da tutta la provincia che non fanno volare una mosca; e di gente che ama Ovidio, i suoi versi e la sua storia. E allora non ti rimane che andartelo a leggere da solo, il Sulmonese: nel passo che ti avrebbe dedicato.

Nell’immagine del titolo: Nicolas Poussin, L’Invidia, particolare de Il Tempo sottrae la Verità dagli attacchi dell’Invidia e della Discordia, olio su tela, Parigi, Musée du Louvre

Una incisione nel chiostro dell’Abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia
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