VIVIAMO L’EPOCA DEL CANESTRO SBAGLIATO

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PESCARA RISERVA UNA STRADA A GIOACCHINO DA FIORE – SULMONA NEPPURE UNA A MANFREDI CHE LA VOLLE GRANDE

23 MAGGIO 2024 – Aveva poco più di un posto di avvistamento ai tempi degli Svevi. Ma Pescara ricorda quel periodo con più cura di quanto sappia ricordarlo il capoluogo regionale della grande curia. Dedica una strada, sia pure piccola e sia pure periferica, a Gioacchino da Fiore, formatosi alla Curia imperiale di Palermo nel XII secolo, ritiratosi in eremitaggio e autore, da monaco, di cospicue opere filosofiche: tipica espressione del grande mondo culturale cresciuto dall’epoca dei Normanni e maturato al tempo di Federico II e di Manfredi di Hohenstaufen.

Serenamente prendendo spunto dalla letteratura religiosa, invitava a desistere dall’approccio bellicistico della Chiesa in quel contesto storico. In contrasto con l’abate Goffredo di Auxerre, scriveva che la Chiesa doveva abbandonare piani di resistenza armata. Compose per questo “Interpretazione dei cestini” (Intelligentia super calathis), in riferimento alla visione di Geremia dei due canestri contenenti fichi buoni e cattivi. “Come i fichi buoni del profeta – sintetizza Gianluca Potestà nel tracciarne la biografia – anche la Chiesa deve stare in basso e disporsi a una nuova “cattività babilonese”, sottomettendosi all’Impero”, secondo una visione vicissitudinaria della storia: il conseguimento di un’autentica libertà presuppone il passaggio attraverso la “confusione” di un’umile servitù.

Diverse  sono le sue opere e profondo è stato il suo contributo che, se meglio considerato, avrebbe evitato le nequizie di secoli interi di belligeranza, ad incominciare da quello successivo, il XIII, con la ferrea alleanza del papato e dei francesi e il bel risultato di disseppellimento di cadaveri  e di decapitazioni di sovrani sedicenni.

Fichi buoni o cattivi, Pescara onora un grande uomo di cultura, per un periodo che non la vide protagonista. Sulmona continua ad ignorare i protagonisti di quel tempo, che la vollero capoluogo della Curia regionale. Sarà che, così facendo, sindaco e assessori e consiglieri si sentono più… fichi, immarcescenti nel loro cestino.

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