SE NON RIMANE NULLA DEL NULLA OSTA, OSTA

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NUOVI PARTICOLARI SUL PALAZZO DI SANTA MARIA DI RONCISVALLE

7 GIUGNO 2024 – Quella che si vede nella foto del titolo era la baracca che accanto a Santa Maria di Roncisvalle è stata sostituita da un palazzo in cemento armato del proprietario Zappa, della impresa Zappa, del direttore dei lavori Zappa. Pare che nelle ultime ore gli Zappa diffondano la voce che tutto è stato regolarmente sanato (non il palazzo, ma la baracca, quindi il palazzo che l’ha sostituita beneficiando della premialità della legge regionale 49). Ma quel condono sarebbe stato rilasciato sulla base “di un provvedimento annullato dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali“. Ne danno notizia oggi i “Comitati cittadini per l’ambiente”, che riportano la storia, per correggere le imprecisioni che intorno a Santa Maria di Roncisvalle si sono succedute ormai dal 28 febbraio 1985, cioè da quando una legge recante la riforma radicale di tutti i condoni (aboliti) e regolatrice delle sanatorie (moltiplicatesi) ha cambiato il volto del territorio italiano, talvolta dando adito alla cementificazione di scarpate e greti, di arenili e di boschi, sempre con aliquote di “premialità” sulle quali si sono buttate le Regioni.

Ma diamo di nuovo la parola di “Comitati”, che ne sanno sempre una più del diavolo e per questo infastidiscono il sindaco e l’assessore.
Non sappiamo se il Sindaco Gianfranco Di Piero e l’assessore Sergio Berardi hanno letto le carte. Forse no, per non correre il rischio – come ha dichiarato il Sindaco – di “una indebita ingerenza nell’ambito delle competenze che sono esclusiva prerogativa degli Uffici amministrativi dell’ente”.
Noi invece le abbiamo lette e dalla documentazione esistente presso gli uffici comunali risulta che quel
“condono” è stato concesso sulla base di un provvedimento annullato dal Ministero per i Beni Culturali e
Ambientali.
Questi i fatti:
In data 14 dicembre 1994 il Comune di Sulmona, nella persona del Sindaco pro tempore, rilascia la
concessione a sanatoria per la baracca in oggetto, costituita – come attestato dal proprietario – da una
“struttura portante in legno, chiusa con tavolato in legno e coperta da lastre di cemento-amianto tipo
onduline” e adibita a “deposito e ricovero merci e attrezzatura per l’edilizia”.
La concessione a sanatoria è basata, si legge nell’atto, sul “nulla osta in sanatoria” rilasciato dalla Giunta
regionale d’Abruzzo in data 13 giugno 1991.
Ma il Comune non tiene conto del fatto che il nulla osta della Regione, nel frattempo, è stato annullato
dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali con proprio Decreto Ministeriale in data 22 agosto 1991.
Nel Decreto di annullamento il Ministero scrive che l’autorizzazione della Regione Abruzzo è stata annullata perché “la zona interessata dagli interventi oggetto dei provvedimenti ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi della Legge n. 431/1985”. Il Ministero precisa anche che il Decreto di annullamento è stato adottato per “l’esigenza di non modificare i caratteri tradizionali dell’area interessata rappresentati dalla visuale del corso del fiume dal percorso adiacente e degli altri manufatti ubicati in vicinanza, che verrebbero alterati con la realizzazione della soluzione presentata sia a causa della ubicazione che dell’altezza e del sistema costruttivo dell’opera come indicato nell’elaborato”.
Il Sindaco Di Piero e l’assessore Berardi possono spiegare ai cittadini, magari dopo aver letto le carte,
come sia possibile ritenere “condonata” una baracca abusiva il cui atto fondamentale, assunto a base del “condono”, è stato annullato con Decreto del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali?

Quindi, c’è dell’altro, rispetto alle innocenti riflessioni che si erano espresse su queste colonne, tenendo da parte i soliti sospetti che avvolgono chi in Italia si iscrive al “partito del fare”. Si pensava, da parte nostra, che la costruzione di un palazzo in una zona prossima al 99% di umidità, (più che baciata dal sole) destinataria di un buffetto del sole dalle 9 alle 10 quando va bene, vicino ad un luogo di atroci sofferenze secolari come un mattatoio, mancasse di appetibilità. Invece, bisogna solo intendersi sul significato di appetiti. Ognuno li coltiva come vuole e, infatti, “Non è bello quel che è bello…”. E c’è chi in quel bunker a due passi dal fiume vede anche l’oggetto del desiderio che, addirittura, farebbe muovere i censori con sentimenti di invidia. E’ invidiabile, invece, la capacità di trasformare, in un parco pubblico, la baracca che si inoltra nella vegetazione in un palazzo. Solo che quello che Pizzola ed altri Sulmonesi, prima di parlare di capacità, vorrebbero sapere è la procedura seguita. Se è vero che la Soprintendenza ha annullato il nulla osta; insomma, non lasciare troppo al “fare”, ma trattenere qualcosa del “fare bene”.

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