24 MARZO 2013 – La più bella delle sue “Quartine” il sulmonese Totò Barrasso l’ha scritta a… Marina di Pisa.
Questo libricino che sfogliamo cinque anni dopo della stampa della “Moderna”, evoca tante cose sulmonesi, ma raggiunge la vetta della poesia:
Lungo la riva di lasso mare
Sorta, distratta cammina la donna
Dagli occhi verdi. Di tanto si ferma
Mi bacia e l’onda bacia l’orma.
Come abbia potuto coltivarsi nella sua sensibilità acuta pur frequentando anche qualcuno che del cinismo faceva la sua bandiera è un miracolo, se si legge anche questo “M.M.”
Inèbriati pacato cuore
Sul fiore che al turchino cielo s’apre:
Radi i petali delicati e rosa
E sorseggia il profumo come l’ape.
E raggiungiamo un’altra tappa di delicata poesia in “Le tue mani”:
Potrei nel cercarti sbagliarmi
Con altra donna che ti somigli,
Voltarmi a pari voci, ma le mani
Tue le coglierei tra varie carezze
E poi si torna a Sulmona in questa “Mancanza”:
Desidero stare appartato
Tra i pensionati di crudo dialetto
Davanti l’acquedotto medievale,
Dilaniato da un vuoto che fa male.
Oppure in “Una passione”
Diletta lo sguardo tranquillo
Lo spazio di piazza Maggiore e a sera,
Una passione da’ tigli profumata,
Stilla un sorriso di dolce resina
Barrasso gioca con il paradosso in “Mestizia”:
Villaggio crudo novembrino
Bardato di luna fusa al luccichio
D’asfalto dove, in penosa attesa,
Travedo un morto accendermi un lumino