Onorevoli, per un po’ fatevi da parte

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2 DICEMBRE  2011 – Sembra che non solo in Abruzzo deputati e senatori si affrettino a tranquillizzare le popolazioni preoccupate di “tagli” agli uffici giudiziari. Dicono che le voci sono ricorrenti da almeno cinquanta anni e che non se ne è mai fatto niente.

Aggiungono che il tribunale della propria città ha tutti i requisiti per rimanere: quello che non può contare su un alto numero di residenti si appoggerà sul dato di fatto di un territorio esteso; l’ altro che è debole per le iscrizioni a ruolo potrà costituire un baluardo alla criminalità. Né più, né meno delle cose che si dicono da cinquanta anni per contrastare i disegni di soppressione.

C’è un particolare che fa la differenza: un paio di mesi fa proprio quegli stessi parlamentari hanno votato una delega al governo per la soppressione di tutti i tribunali che non hanno sede in città capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011. Non c’è indirizzo diverso al quale si atterrà il governo Monti, che non dovrà neanche tornare alla Camera e al Senato per mandare gli autotreni a prelevare i fascicoli e, nel caso di Sulmona e Avezzano, portarli all’Aquila. Sopra l’epicentro del terremoto forse in quattro e quatto otto si costruirà (con i soldi risparmiati nei prossimi venti anni con l’accentramento dei tribunali) un’altra palazzina per ospitare un tribunale che di certo non potrà entrare in quella carcassa di fabbricato in Via XX Settembre, per di più dimezzato in seguito alla eliminazione dell’ultimo piano.

Un atto di volontà questi parlamentari lo hanno espresso: che siano del Pdl o del Pd, hanno voluto che i tribunali rimangano solo nelle città capoluogo di provincia.

Ora, almeno, si tengano da parte, visto che non sono stati in grado di rappresentare le richieste dei loro elettori. Non diffondano voci rassicuranti, paralizzando la reazione che le varie città vanno preparando per difendere le loro istituzioni. Dire ad un ammalato in fase terminale che la febbriciattola non è nulla di preoccupante non è giusto. Abbiamo un altro esempio nel non remoto passato: quello che diceva Remo Gaspari a Sulmona e ad Avezzano: “In Italia non si faranno nuove province”. Poi ne sono state istituite una quindicina e ci sarebbero rientrate forse anche Sulmona e Avezzano, visto che ci sono entrate Verbania, Vibo Valentia e città che neanche ci sovvengono, tanto erano piccole; e che magari, per essere province al 30.6.2011, conserveranno un tribunale con tre o quattrocento cause iscritte a ruolo ogni anno.

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