MA POI METTE NEL COMITATO CHI E’ STATO ESPULSO DAL ROTARY PER MOROSITA’
14 NOVEMBRE 2016 – Riferisce “Il Messaggero” di oggi che il Bimillenario ovidiano “rischia il flop” per la mancanza di finanziamenti: nulla dalla Regione, nulla dalla proposta di legge della sen. Pezzopane; nulla dalla proposta di legge della sen. Pelino. Il giornale riporta anche le preoccupazioni del sindaco, Annamaria Casini per la carenza di fondi necessari ad un minimo programma di manifestazioni.
Il sindaco ben potrebbe chiamare ad un tavolo, da lei stessa presieduto, gli imprenditori, i professionisti, le associazioni culturali che ritengono di concorrere, anche mettendo le mani al portafoglio, ad una celebrazione che si ripete ogni mille anni: alla vera (ed unica nel suo genere) celebrazione di una città che si ripropone di rivendicare un pezzo della sua storia e della sua cultura. Certo, se il sindaco Casini forma un comitato nel quale include chi è stato espulso per morosità dal Rotary Club di Sulmona, parte con il piede sbagliato: figuriamoci se uno spilorcio, che non si mette neanche la maschera e non paga 900 euro di quote del Rotary e si fa per questo espellere, può spendere qualcosa per il bimillenario di Ovidio. Una classe cittadina che sia all’altezza di celebrare il suo Ovidio dovrebbe essere composta da persone che, pur di sentirsi partecipi di un avvenimento così grande, magari pur di segnare il proprio nome nell’albo d’oro del Bimillenario, potrebbero versare mille o duemila euro (e qualcuno molto di più, se si ragionasse in termini di proporzionalità rispetto ai redditi e al beneficio di immagine che si otterrebbe).
Di sicuro, un “tavolo” così composto non si farebbe imporre i nomi che i politici pensano di imporre ai Sulmonesi in questo Bimillenario: persone dalla cultura ovidiana molto claudicante, oppure dall’eloquio sgrammaticato, dalla punteggiatura incerta; insomma soggetti impresentabili nella scena degli avvenimenti nazionali. Il Sindaco dovrebbe smettere di chiamare al confezionamento di questo bimillenario i soliti noti, che sono capaci di parlare di Ovidio o di Antonio Di Nino o di Panfilo Serafini con grossolana superficialità e con specifica incompetenza. A pochi mesi dal compleanno di Ovidio (e addirittura a un mese e mezzo da quella che a Costanza, dove Ovidio morì, considerano la data di morte del Poeta, il I gennaio) è facile prepararsi alla scusa: “Non abbiamo fatto niente perché nessuno ha messo i soldi”; come sicuramente sarà facile, una volta sperimentata la “debacle”, approfittare della seconda chiamata, perché di Ovidio si dice anche che sia morto nel 18 d.C.
Sarebbe meglio, invece, sostenere: “Abbiamo fatto poco, ma lo abbiamo fatto con le nostre energie e scegliendo i veri cultori della poesia ovidiana. Gli orecchianti e gli ignoranti li abbiamo lasciati sulla soglia di ingresso e abbiamo preferito volare in alto”. Questo un sindaco potrebbe fare; ed avrebbe anche il merito di dare un avvìo ad una specie di consulta culturale permanente, scevra dai tromboni che senti ad ogni convegno, autoreferenti e abituati alle solite camarille che si fanno negli ambienti culturali: “Io chiamo te ad un convegno e tu chiami me ad un altro convegno”. Potrebbe rimanere una “consulta” che darebbe l’immagine di quanto gli eredi di Ovidio siano sulla strada della indipendenza e della fierezza nei confronti del potere politico: così, tanto per dire che l’esempio di Publio Ovidio Nasone non è rimasto senza imitatori.