TOGLIETEGLI IL BRAND

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LA GUERRA NON COMBATTUTA TRA SOTTANELLI E GEROSOLIMO E LA VISIONE DELLA DEMOCRAZIA 

10 LUGLIO 2017 – Si chiama Giulio Cesare, ma arriva, con molti sforzi, al 5% di suffragi elettorali.

E’ un po’ poco per l’on. Sottanelli, Presidente di Ala (ex Scelta civica), per proclamare di “essere decisivi” in Regione. Dal “veni, vidi, vici” dell’omonimo, deve risolversi a valutare i programmi degli altri, anche se non esclude che potrebbe avere un candidato presidente della Regione. E non va per il sottile quando gli si chiede un bilancio su questi anni di amministrazione regionale: a suo avviso hanno imperversato i personalismi e le conflittualità. E va bene, fa parte della politica; ma anche i ricatti. Sì, parla proprio di ricatti nella intervista concessa a Antonio De Frenza de “Il Centro”. Dopo quello che Giulio Cesare ha fatto a Vercingetorige, portandolo a spasso per tutta Roma tra gli insulti a corredo della conquista della Gallia, quando non erano proprio quelli i patti tra i due, sentire un Giulio Cesare che subisce i ricatti ci fa un po’ male.

Ma anche su un altro versante, cioè sui rapporti con l’assessore regionale Andrea Gerosolimo, ci saremmo aspettati la chiarezza di una daga da condottiero: se Gerosolimo fa un altro partito, reagire come si deve, visto che ha usato “Scelta civica” come una zattera per raggiungere altre mete. E che ti risponde Giulio Cesare in persona ? “Non voglio polemizzare con Gerosolimo”, ma aggiunge fiero : “Per nostra scelta gli è stato ritirato l’utilizzo del brand”. E sai che dolore. Ha già chiamato il nuovo partito “Abruzzo insieme” (l’originalità non abita a Prezza) e quelli che gli hanno garantito quel pizzico di visibilità che può venire dal 5% arrivano all’irreparabile, alla guerra aperta, a togliergli… il brand.

Non si rendono conto neanche loro della gravità delle affermazioni che ha formulato, sotto un profilo istituzionale e di impostazione democratica: ha detto che ha già dalla parte sua 400 amministratori. Adesso i partiti si fondano partendo dal vertice e sottraendo gli eletti in altri partiti, tanto che il trasformismo di Depretis è roba da principianti.

Non si fa un programma in modo che gli elettori lo esaminino e magari lo votino. Si chiama Tizio, Caio e Sempronio, che magari sono stati eletti per scopi tra loro confliggenti e li si mette insieme, anzi in “Abruzzo insieme” e forse più in là in “Italia insieme”. Poi, invece di caricarli tutti su una carretta del mare e spingerli nella Fossa delle Marianne, li si propone per amministrare in modo che dopo qualche settimana questo forma “Insieme per l’Abruzzo”, quest’altro “Insieme con l’Abruzzo”, quell’altro “Insieme sull’Abruzzo” e i più estroversi “Tomorrow and forever”, quello si scinderà con “O Franza o Spagna” catturando altri duecento amministratori appena eletti in una formazione ancora da denominare.

E questo sarebbe il gioco democratico, la rappresentatività degli eletti? Ma, più che il brand, toglietegli il brandy.

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