UNA ORDINANZA DEL 1993 DELLA PRESIDENTE DELLA CORTE D’APPELLO
24 NOVEMBRE 2016 – Fabrizia Francabandera è la nuova presidente della Corte d’Appello dell’Aquila. Entrata in magistratura nel 1981, è stata giudice a Bari, poi a Pescara e infine a L’Aquila, dove fino a ieri era presidente di sezione. E’ la prima donna a ricoprire questo ruolo.
Correva l’anno 1993 e, come spesso accadeva e accade, un direttore di giornale non pubblicò la rettifica ad un articolo nel quale il questore di Pescara, Carnevale, annunciava che ci avrebbe dato querela per quello che avevamo sostenuto a proposito di un caso di espulsione di due cecoslovacche, nostre clienti, e di gravi violazioni alle leggi nazionali e ai trattati internazionali che la Polizia aveva perpetrato impacchettando all’aeroporto le due ragazze prima che si pronunciasse il Consiglio di Stato (al quale ricorremmo subito e che si pronunciò poi nel senso favorevole alle due sventurate capitate nell’ufficio stranieri della questura, vero girone dantesco, all’epoca).
Aspettavamo la querela del questore (che non venne mai…), ma nel frattempo avevamo chiesto la rettifica con i canonici trenta righi di giornale. Fatta la richiesta di provvedimento di urgenza, si parò il fuoco di sbarramento della difesa del direttore e dell’editore del “Centro”. La causa si discusse, come dicono i legulei, “in punto di diritto” e sulle connessioni per la competenza alla luce di una riforma che era entrata in vigore da poco e nella quale in pochi si erano avventurati. La Dott.ssa Francabandera redasse un’ordinanza che accolse la richiesta di rettifica e, per il livello di argomentazioni, fu pubblicata su varie riviste giuridiche, tra le quali l’autorevolissimo “Foro Italiano”, per intero e con ampia nota di commento. Fu una pietra miliare nel tema dei provvedimenti d’urgenza, tanto che l’ordinanza 4 dicembre 1993 a firma della dott.ssa Francabandera è pubblicata in tutte le edizioni del fondamentale testo “I procedimenti cautelari e possessori” edito da Giuffrè e a cura di Bellagamba-Cariti. Seguì il risarcimento dei danni per il ritardo nella rettifica; ma niente, “Il Centro” volle insistere anche in Corte d’Appello, ove trovò una lineare sentenza del dott. Augusto Pace che confermò completamente la decisione di primo grado.
In un corso di aggiornamento per giornalisti, la settimana scorsa a Pescara, si è tornati sull’argomento delle rettifiche e della diffamazione, con molte concessioni al compatimento per i cronisti che vengono violentati dalle querele e dalle cause di risarcimento dei danni, ma con l’approccio strano alla “cultura” del respingimento delle rettifiche: atteggiamento giustificato dalla impostazione che i direttori sono inclini a non lasciare spazio alla verità alternativa fornita dal protagonista di fatti di cronaca. Come dire: sappiamo noi quello che c’è da scrivere e toglietevi dalla testa di correggerci.