IPOCRISIE PER LA LIBERTA’ DI STAMPA E CENSURE A CLAUDIO LATTANZIO
13 GENNAIO 2015 – Milioni in piazza per salvare la libertà di espressione; orrore per la repressione ideologica e satirica.
Va tutto bene: anzi, noi paghiamo di persona pure il tipografo per arrivare nelle edicole senza censura. Ma tutta la ipocrisia di sabato in piazza a Parigi e sulle colonne di giornali che tagliano a man bassa le opinioni dissonanti non la possiamo tollerare. Netanyahu in prima fila a difendere la libertà di stampa è un ossimoro. Nessuno chiede perché Obama si è tenuto lontano. Così, per un contributo alla vera libertà di stampa e alla sfida che i Giornalisti debbono affrontare ogni giorno, proponiamo questa storiella vera: non tanto per i modi di chi coltiva l’anonimato (liberissimo di farlo, ma altrettanto liberi noi di non essere coglionati), quanto per la censura applicata al giornalista Claudio Lattanzio, proponiamo il racconto che anche altri dovrebbero proporre, prima di comprare una copia di “Charlie Hebdo” o di indossare l’idiozia del “Sono Charlie”.
Stare a contatto con i giornalisti è uno spasso. Nei gironi danteschi nei quali dovrebbero finire è difficile dire se debbano occupare qualche posizione più in alto o più in basso degli avvocati. Quando stanno tra di loro dicono tre volte di più il numero di notizie che pubblicano, come i prìncipi del foro fanno mirabolanti arringhe fuori delle aule di udienza davanti ai colleghi prima di essere limitati all’essenziale dal presidente del collegio che non vuole starli a sentire. E così, andando a votare per il rinnovo delle cariche dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, in auto con tre simpatiche canaglie di questo genere, abbiamo appreso storie e retroscena politici, di cronaca, di sport, che le colonne dei quotidiani non propalano perchè, come si sa, il pastore tiene sempre per sé il prodotto migliore. Poi in questo caso il giornalista aveva pubblicato la notizia, ma il direttore del sito web, in men che non si dica, in un zac, l’ha censurata immediatamente; in pratica, per rimanere nella metafora, è andato a recuperare la caciotta che il garzone aveva ceduto in pasto ai lettori pensando di fare bene il suo dovere.
C’è una chicca che non è un pettegolezzo ed ha il potenziale di una atomica rispetto ad un qualsiasi mattinale della questura. Fa parte della cronaca giudiziaria. E’ la storia di una firma di fantasia usata da un politico che ha cercato fino a ieri di tenersi a galla intervenendo nei “forum” dei siti di informazione, dicendolasua. Se avesse detto nome e cognome, probabilmente non avrebbe creato il putiferio che ha creato, perchè, nascondendosi dietro mentite spoglie (non è proprio defunto politicamente, ma insomma…quasi), ha aggredito un assessore della giunta Federico, Gianni Cirillo, che mai poteva immaginare che proprio dietro quel direlasua si celasse quel nome. Urtato dalle frasi contenute nel forum, l’ex assessore ha giustamente proposto querela verso ignoti; la Procura ha ritenuto che non sussista reato e ha chiesto l’archiviazione, ma l’assessore, quando ha scoperto come si chiama l’indagato, ha proposto una doppia opposizione, giuridica ed emotiva (la seconda più aspra della prima), e pare se ne sia occupato il gip. Certamente il politico avràdettolasua se avrà chiesto di essere interrogato ed è stata anche archiviata la querela, ma, signori, che Caporetto: chiamarsi in un modo e poi direlasua nascondendosi…; discutere di virtù civiche nel forum e poi dover dimostrare la propria innocenza, anzi quella di uno che si chiama in altro modo…
In altre epoche lo avremmo visto ritagliare in notti insonni le lettere dei quotidiani per scrivere messaggi senza scoprire la sua identità e destare sospetti e risentimenti tra quelli che non riescono a trovarlo. Oddio, se è un politico di un certo… taglio, lo vediamo bene a pasticciare con la colla nel silenzio della cucina, al riparo pure dai familiari più stretti. Del resto, non ce ne sono di quelli che, pur essendo proprietari o detentori di giornali e siti web, lasciano ad altri il lavoro sporco di dire acidità e cattiverie seguitando a manifestare un volto sorridente ed una condotta cristallina in pubblico? Anzi espongono progettualità coinvolgenti e di ispirazione cristiana, pur seguitando a gettare acido sui sogni e le idee degli altri. Noidiciamolanostra: lui batta un colpo se c’è e pronunci il suo nome e il suo cognome anche fuori delle aule di giustizia. C’è sempre un tempo per maturare politicamente, anche passati i settanta. Vieni avanti, Franco Iezzi.