I RICORDI DI JOSEPH RATZINGER DALLA CASA VICINO AL BOSCO ALL’ELEZIONE DEL CONCLAVE

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Prese la via del seminario per il fratello
E’ un antico, intimo colloquio con il passato quello che Benedetto XVI coltiva quando pensa agli anni trascorsi con il fratello George in Germania,

papa-e-fratellonella casa di famiglia, tra le mille difficoltà, ma con intensa partecipazione emotiva. Il bosco di conifere iniziava a “pochi passi” dal terreno e dalla casa dei Ratzinger, non si misurava in chilometri, ma “si estendeva per parecchie ore di cammino”. La proprietà comprendeva f”ienile e stalle sotto un unico tetto insieme con lo spazio abitativo. Non c’era l’acqua corrente, in compensa davanti alla casa scorreva una fontanella che dava un’acqua fresca e deliziosa. Più tardi, però, quando vicino alla nostra furono edificate altre case con fontane, la nostra finiva sempre per prosciugarsi in tempi di siccità ”. Il legame con il fratello che poi scelse come lui di diventare prete è passato nel tunnel degli eventi sconvolgenti e, come si sa, l’indicazione di venire a Sulmona è stata data proprio da George che  era passato per Sulmona nelle fasi finali della guerra. Proprio riflettendo sulla dittature del XX secolo e su quella nazista in particolare, il futuro Papa, nella sua autobiografia “La mia vita” assegna un ruolo decisivo alla sua formazione “culturale basata sulla spirito dell’antichità greca e latina” che “creava un atteggiamento spirituale” contrastante con la “seduzione esercitata dall’ideologia totalitaria”. E Ratzinger usa un termine molto significativo quando avverte che nel 1938 “si faceva sempre più sentire il cupo brontolio della storia mondiale. Ma il futuro papa non trascura di annotare anche quale influenza aveva il fratello su di lui: “e per la Pasqua del 1939 entrai in seminario, felice e pieno di grandi aspettative, dal momento che mio fratello me ne parlava molto bene e anche perché ero in ottimi rapporti con i seminaristi che frequentavano la mia classe”. Alea iacta est, verrebbe da dire: la scelta i Joseph Ratzinger si compie allora, incentivata dal fratello . Seguì, comunque, il “servizio lavorativo del Reich” che non fu risparmiato ai seminaristi e “il 20 settembre un viaggio interminabile mi portò fino nel Bergenland, dove fui assegnato a un campo situato all’angolo di territorio in cui l’Austria confina con l’Ungheria e la Cecoslovacchia”. Poi l’addestramento “secondi il rituale ideato negli anni Trenta, che prevedeva una sorta di culto della vanga e, quindi, del lavoro come forza liberatrice. Imparammo a deporre, sollevare e portare sulle spalle la vanga con cerimoniosa disciplina militare”.

Poi l’irruzione delle forse Alleate dall’Ungheria, la vita che cambia, il percorso fino alla cattedra di Pietro. E il commento affettuoso, bonario del fratello alla notizia della elezione nel Conclave: “Non può farlo, ha i suoi acciacchi”. Quella volta il fratello maggiore sbagliava e Joseph non ha rifiutato proprio niente.

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