IN TRE QUARTI DELLA PROVINCIA L’INVERNO E’ NORMALE MA I DISASTRI SONO CONTINUI

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UFFICI PUBBLICI ANCORA CHIUSI DOPO 36 ORE DALLE NEVICATE

20 GENNAIO 2017 – Non era un caso isolato di incapacità aziendale quello che ha portato alla chiusura della strada statale 17 in piena stagione turistica e in normale contesto invernale di precipitazioni nevose.

E’ tutto il centro-Italia ad essere affidato a persone che, per non rischiare, chiudono strade; oppure a Province che, ripetendo la tiritera della mancanza di finanziamenti, non riparano le strade. Così, poco a poco, è stato smantellato il sistema di coordinamento e interventi su gran parte del territorio montano e si lascia la gente a provvedere a se stessa. Non nevica neanche più da 36 ore e oggi gli uffici pubblici sono ancora chiusi per una ordinanza prefettizia che aggiunge disagio al disagio. La provincia dell’Aquila è grande quanto metà Abruzzo; esclusa la zona rossa di Montereale, Campotosto, dintorni dell’Aquila, nella Marsica come nella Valle Peligna, come nell’Alto Sangro, fino a Balsorano è un inverno normale. “Le insegnanti che si lamentano tanto per venire nelle scuole di Castel di Sangro dovrebbero prima sapere che questa è la natura del posto e che la neve per noi è benedizione e risorsa per la sopravvivenza” ha detto senza tanti complimenti e senza ipocrisie il sindaco di Castel di Sangro, avv. Angelo Caruso, che non si fermerà qui e verrà a capo delle insipienze di  Prefettura e Anas per la chiusura della SS17.  Ma il paradosso si raggiunge a Sulmona, dove era partito bene il piano-neve, ma dopo un paio di giorni l’assessore La Civita ha detto che gli spalatori sono pagati 35 euro l’ora e, con le ruspe, hanno fatto spendere già 91 mila euro. Quindi nessuno ha visto più bobcat; solo qualche rara ruspa, che nei vicoli ha la velleità di passare senza poter fare manovra, quindi soltanto scansando la neve per ostruire qualche portone a beneficio di qualche altro.

Enel e Terna continuano a tenere gli impianti esposti alle tormente e non si informano neanche su internet su come si possono impedire in Scandinavia o in Canada i blackout quando viene l’inverno. Se la prendono con i “manicotti” che bloccano l’erogazione della energia, come se gli impianti fossero realizzati per condizioni climatiche africane e come se gli anni passati non ci avessero mostrato che sotto due metri di neve e -20° gli uffici funzionavano anche soltanto dieci anni fa.

Tutto si deve ridurre a Protezione civile perché evitare l’emergenza richiede lavoro costante ed oscuro, che non dà voti e non fa pensare a progetti faraonici di modernizzazione. Con la risposta che la Regione non ha fornito agli Abruzzesi, con le lacune che le competenze regionali hanno manifestato, Luciano D’Alfonso sarà passato dal quart’ultimo posto all’ultimo. Dovrebbe andarsene per il bene degli Abruzzesi, perchè sa soltanto prepararsi noiosi discorsi mandati a memoria dopo che il suo principale problema è ricomporre la maggioranza con trattative estenuanti; dovrebbe andarsene perchè si possa sperare che la prossima nevicata non porti i disastri dell’era dalfonsiana e perchè la Valle Peligna possa progettare il suo futuro senza affidarsi solo alle prospettive dei camerieri.

Nella foto i Vigili del Fuoco rimuovono la neve dal tetto della ex Cassa di Risparmio lungo Corso Ovidio

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