PATETICHE FIGURE DI CHIAVAROLI, LEGNINI, PEZZOPANE E PELINO
17 DICEMBRE 2016 – Parlando delle preoccupazioni per la soppressione dei tribunali abruzzesi, la sen. Federica Chiavaroli ha detto delle oscene verità, ai più sconosciute, come quella che per modificare una legge ci vuole una legge. Ma ha anche detto che non bisogna disperare, che siamo ancora in tempo, ma ci vuole “una proposta unanime del Parlamento” che peraltro “non è una ipotesi irrealistica”, già percorsa per la sezione distaccata del TAR a Pescara.
Quando esce dal sentiero delle ovvietà, la sen. Chiavaroli fa affermazioni arbitrarie. Per modificare una legge non ci vuole nessuna volontà unanime del Parlamento; se quando stava in aula a votare la riforma della Costituzione non era presa solo dall’ansia di salvare la sua poltrona di sottosegretario, avrà anche notato che, proprio perché non approvata con la maggioranza dei due terzi, la disgustosissima riforma Renzi-Boschi ha dovuto affrontare il referendum confermativo e ne è uscita con le ossa rotte. Figuriamoci se per modificare una legge ordinaria ci vuole l’unanimità.
Questo modo di rispondere è tipico di chi non si vuole impegnare. E Chiavaroli evidentemente non si vuole impegnare a salvare i tribunali abruzzesi. Basterebbe che lei stessa, invece di annusare come tira il vento e quali odori porta, in vista di una collocazione da sottosegretaria, formulasse un articolo unico di un disegno di legge per escludere la soppressione di quattro, di tre, di due o di un tribunale abruzzese. Invece rimanda alla iniziativa unanime che sa bene non ci potrà essere mai proprio perché la legge di soppressione è stata approvata con il 95% dei voti in parlamento. Ma, beninteso, con lei pure le vette del laticlavio abruzzesi si astengono dal proporre una legge bipartisan: tace Stefania Pezzopane, perché non si tratta di una questione che, concernendo L’Aquila, riguardi occasionalmente Sulmona; tace Paola Pelino che sa che come apre bocca in questo senso si gioca la riconferma nelle liste di Forza Italia e poi non sa come pagare i debiti con la BCC di Pratola e quelli con i negozi e le imprese di vario genere di Sulmona e di Pescara. Tace Giovanni Legnini che scopre l’altissimo livello istituzionale che riveste stando al CSM, dopo che qualcuno gli ha ricordato che da quel livello non è tanto opportuno che vada ad inaugurare catene di produzione di un pastificio del suo collegio elettorale lasciandoci macerare nel dubbio di che pasta fosse.
Insomma tacciono tutti. Quindi l’unanimità in Parlamento sul salvataggio dei tribunali in Abruzzo è raggiunta: nel senso di sopprimerli.