MARGIOTTA CONDANNATO PER L’IMPIANTO DEL COGESA

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LA CORTE DI CASSAZIONE DICHIARA INAMMISSIBILE IL RICORSO AVVERSO LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI SULMONA – LE IMPLICAZIONI NELLA TUTELA AMBIENTALE E L’INERZIA DEL SINDACO DI PIERO

13 AGOSTO 2024 – L’avv. Vincenzo Margiotta, quale legale rappresentante del “Cogesa”, ha violato una norma di legge (decreto legislativo del 2006) di tutela ecologica. In particolare al Cogesa  nel 2018 erano stati depositati rifiuti anche all’esterno delle aree previste per lo stoccaggio e le emissioni superavano il “parametro ammoniaca” emessa dal biofiltro. Il Tribunale di Sulmona nel giugno 2023 lo aveva condannato alla pena di seimila euro di ammenda. La Corte Suprema di Cassazione, con una sentenza depositata il 29 luglio scorso, ha dichiarato inammissibile il ricorso e, quindi, la sentenza è passata in giudicato. I giudici della Corte sottolineano come, con il suo ricorso, la difesa di Margiotta non abbia contestato che i rifiuti siano stati depositati in grande quantità (tonnellate, secondo quanto accertato dal Tribunale) al di fuori delle aree dell’azienda. Non ha colto nel segno anche il motivo riguardante l’asserita non riferibilità all’avv. Margiotta, quale legale rappresentante del Cogesa, delle condotte penalmente rilevanti per la delega a favore di personale dell’azienda. Il Collegio, infatti, ha richiamato l’indirizzo già espresso dalla Corte Suprema in tema di reati ambientali, ove l’attribuzione della delega di funzioni non fa venir meno il dovere di controllo del delegante sul corretto espletamento delle funzioni conferite. Inoltre, nel caso esaminato dal Tribunale di Sulmona si sono evidenziati deficit strutturali che riguardavano persino le modalità di controllo degli scarichi effettuate diversamente da quanto previsto nell’AIA da parte di un laboratorio incaricato direttamente dall’impresa  e, quindi, dal suo legale rappresentante.

Margiotta, che ha sempre respinto ogni addebito al riguardo, è stato anche condannato in proprio al pagamento di tremila euro a favore della Cassa per le ammende.

Dunque il Cogesa ha infranto le norme che presiedono alla gestione degli impianti per i rifiuti. E’, questa, l’affermazione più rilevante sotto il profilo sociale, perché viene a confermare che chi aveva il dovere di espletare una procedura tanto delicata non è stato all’altezza del compito ed è anche auspicabile che, anziché le ridicole compensazioni (alle quali hanno applaudito anche i cosiddetti imprenditori della zona), il COGESA paghi adeguati risarcimenti. Innanzitutto agli abitanti della frazione Marane, ma poi anche a tutti i residenti nella Valle Peligna, che più o meno direttamente hanno subito i danni delle infrazioni commesse. I politici della Valle Peligna hanno la responsabilità politica di aver consentito che a Noce Mattei, a due chilometri dal centro storico di Sulmona, si impiantasse la pattumiera della provincia dell’Aquila; i presidenti e commissari del Cogesa hanno quella giuridica di aver violato, come nel caso dell’avv. Vincenzo Margiotta, regole basilari di protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini, forse impegnato di più a presentare querele contro i giornali non allineati e a vedersele miseramente respingere, giungendo ad irridere il Procuratore della Repubblica che aveva chiesto l’archiviazione.

Proprio l’anno scorso il sindaco di Sulmona si è assunto la grave responsabilità di non far costituire il Comune in altro giudizio contro Margiotta sempre per reati ambientali; e per questo si avvia anche ad essere il responsabile della eventuale prescrizione del diritto al risarcimento, indubbiamente spettante alla Città al di là e al di sopra dei ridicoli ristori ambientali. Un personaggio come Gianfranco Di Piero, quindi, sta attivamente determinando danni alla collettività, non solo per la sostanziale inerzia su tutti i fronti dell’amministrazione, ma anche per la deliberata scelta di nuocere alle ragioni dell’ente che rappresenta. Con lui collaborano assessori che già da oggi, in segno di protesta, dovrebbero presentare le proprie dimissioni per estremo e significativo dissenso, rinunciando alla visibilità che il ruolo consente. E alle migliaia di euro che mensilmente ricevono. Con lui è arrivata anche a collaborare una parte di quella che le urne dell’ottobre 2021 hanno deciso fosse l’opposizione: Vittorio Masci e Salvatore Zavarella, i “Fratelli d’Italia” che per esempio al consiglio comunale sulle vicende del Cogesa neanche si presentarono in aula.

Questa sentenza della Corte di Cassazione, che ha compiutamente confermato la decisione del Tribunale di Sulmona, viene a sottolineare che in tema di gestione degli impianti di rifiuti occorre essere molto rigorosi ed attenti. E che le responsabilità vengono al pettine, prima o poi.

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