MA IL PARCO MAJELLA SI COMPIACE PER LA PROPRIA EFFICIENZA
20 OTTOBRE 2016 – L’orso trovato agonizzante al bordo della Strada Statale 17 ieri l’altro, prima di essere investito, era stato raggiunto da colpi di arma da fuoco (uno almeno di certo) ed era rimasto gravemente invalido. Forse questo gli ha impedito di essere agile e di salvarsi dall’investimento, mentre vagava nella notte per procurarsi il cibo in vista della stagione invernale. E’ questa la conclusione alla quale sarebbero giunti all’Istituto Zooprofilattico di Teramo dopo l’esame della carcassa dell’animale.
Quindi ancora una volta, come due anni fa a Pettorano sul Gizio, si può accertare che il tiro al bersaglio nel centro-Abruzzo è a portata di tutti; e che un animale protetto per legge, non è protetto nei fatti. Un territorio che non è assolutamente difficile controllare (non è zona di lupare…) viene attraversato da cacciatori o semplici difensori di pollai (per lo più a loro volta illecitamente costruiti e conservati) che possono risolvere i loro problemi nel senso diametralmente opposto a quello previsto dalle leggi. E con la morte di martedì siamo saliti a 112 orsi uccisi dal 1971, secondo un conto del WWF: un calcolo in difetto, perché comprende tutti gli episodi per i quali sono stati trovati i resti dei plantigradi.
In tutto questo, i dirigenti dei Parchi, invece di arrossire per la disfatta che si compie sotto i loro occhi, stanno ancora a progettare misure per la salvaguardia dell’orso.
E’ di ieri l’invito perentorio, non sappiamo più da chi formulato, di rispettare il limite di velocità, perché questo eviterebbe gli investimenti. Il limite di velocità nel posto dove è morto l’orso alle porte di Roccaraso è di 50 km/h. Ma è di 50 all’ora anche sul Piano delle 5 Miglia e per l’80% della SS17 da Sulmona a Castel di Sangro, imposto per far risultare che questa arteria non garantisce uno scorrimento veloce e deve essere sostituita, nei traffici tra Napoli e il porto di Ancona (o le zone industriali delle Marche) dalla Fondo-Valle Sangro, con le centinaia di milioni da dispensare in appalti. Pensare che si possa rispettare il limite di 50 orari in una arteria che deve garantire il transito di merci veloci, nell’ordine di diverse migliaia di tonnellate al giorno, vuol dire mettere in conto che tutti infrangono tale divieto e che, dunque, le misure di tutela della fauna selvatica debbono essere altre, come ricorrentemente hanno sostenuto gli studiosi del settore (primo tra tutti il prof. Luigi Boitani, che ha parlato per le adeguate protezioni di lupi e per di orsi).
I Parchi Nazionali debbono prima di tutto realizzare il loro programma, che è quello che creare le condizioni ottimali affinchè gli orsi rimangano nel loro habitat preferito e non si avventurino nei posti dove maggiore è l’antropizzazione e dove addirittura si trovano strade a scorrimento veloce. Ma per fare questo ci vuole l’impegno continuo, tenace. All’indomani del ritrovamento dell’orso morente il direttore del Parco Majella, Di Nino, altro non sa fare che osannare la efficienza dei soccorsi. Fanno così da decenni: Direttore e Presidente (Iezzi) si autocelebrano, con tanto di comunicati stampa e conferenze ripetitive, per ogni ovvietà che compiono, come le stipule di gemellaggi, il trasferimento in elicottero al Parco Sirente di camosci spauriti (che poi tornano da dove sono venuti, affrontando rischi altissimi), le sagre paesane come “Perla Majella”, la rassegna di caciocavalli nella sede dell’Abbazia, gli incontri con i managers di imprese che hanno a che fare con l’ecologia come la sonda Schiapparelli con la zoologia.
Poi, di notte, un altro orso muore, rimane agonizzante per tre ore e sembra ritrarli nell’atteggiamento di chi, vedendo una donna bellissima, nuda e distesa nel proprio letto, dice: “Adesso ci vorrebbe una persona esperta…”.
A proteggere l’orso ci vorrebbe una persona esperta…