PARADOSSALE EPILOGO DI ELEZIONI FUORI CONTROLLO
11 DICEMBRE 2015- Forse finirà come tante altre impennate di moralità nella politica, ma l’incredibile vicenda che ha portato alla luce la condotta degli amministratori del Comune di Sulmona è davvero eclatante. “Il Centro” di ieri e di oggi ha denunciato che gli unici a non rispettare la legge (quella che impone di indicare i redditi di sindaco e di assessori e, per alcuni casi, dei rispettivi coniugi) sono proprio sindaco e assessori di Sulmona. Oggi si registrano le reazioni del presidente degli avvocati di Sulmona e di quello dei commercialisti dell’Aquila: Tedeschi sottolinea che i primi a rispettare la legge dovrebbero essere gli amministratori, Di Benedetto richiama le responsabilità del segretario comunale sulla verifica del rispetto della normativa.
Tra un po’ calerà anche il sipario su questa impennata di moralità nella politica e gli elettori torneranno a votare per le persone e i simboli che hanno portato quegli amministratori a Palazzo San Francesco, come del resto hanno votato ancora per il Polo delle Libertà (o, a seconda dei tempi, per Forza Italia), nonostante Paola Pelino e Maurizio Scelli abbiano soppresso per legge il tribunale di Sulmona, oppure per Giovanni Legnini che, sul fronte asseritamente opposto, ha dato loro una mano decisiva e poi si presenta come salvatore del tribunale con la faccia di bronzo che solo un politico, sempre comunque ri-votato, può avere.
Non potrà calare il sipario su una inconsueta, inedita condotta degli amministratori, che è ben diversa dalla semplice omissione di denuncia dei propri redditi. Infatti, siamo alla inaugurazione di uno scenario nuovo della politica: ogni tipo di azione e anche ogni comportamento quotidiano sono del tutto svincolati dal controllo dell’elettorato. Una volta collocato sulla poltrona di sindaco, Giuseppe Ranalli ha risposto a persone e strategie che non hanno niente a che fare con la conquista e la conferma del consenso, come si dovrebbe fare in democrazia. Non risponde a nessuno che non sia il proprio sponsor e quello che gli può garantire una nuova elezione.
Ha lasciato marcire la candidatura di Sulmona a capitale della cultura dopo aver proposto una relazione (commissionandola a persone che non sono neanche di Sulmona) che sembra fatta a stampone per sostenere la candidatura di Canicattì o di Bressanone; lascia che D’Alfonso strappi Sulmona dai tragitti ferroviari e stradali e quando D’Alfonso si impadronisce della sua aula consiliare per trattare a pesci in faccia i suoi cittadini, non si presenta neanche a dirgli quello che si merita uno che si fa scortare da autorità non elette dal popolo (soprattutto i vescovi) per parlare con il popolo; non risponde neanche a un comitato di cittadini che intende tessere nuove alleanze con Pescara per sottrarsi alle rapine aquilane (o, meglio, risponde solo quando si minaccia che la questione sarà portata sul tavolo del Presidente della Repubblica); lascia che venga posta una corona d’aglio sulla testa di Ovidio e manda due vigili urbani a controllare che si faccia secondo il volere di una associazione che scrive quello che scrive sulla cultura e incespica in anacoluti e frasi sconnesse che non consentirebbero non diciamo di tradurre un passo di Ovidio, ma neppure di leggere il sillabario. Figuriamoci se un sindaco del genere può preoccuparsi delle conseguenze della mancata denuncia dei redditi ai fini della legge sugli amministratori pubblici.
Ma questo passaggio segna, appunto, l’innalzamento del livello della violazione delle leggi e non è più un fatto che riguarda solo gli elettori: una maggioranza può imporre persone impresentabili e votarle di nuovo dopo che hanno fatto danni, ma una minoranza ha diritto che chi deve far rispettare la legge non dimostri timidezze eccessive nel togliere le persone inadatte dal posto adatto ad altri.