I CENTO MORTI SULLA SS17 TRA SULMONA E PETTORANO SI POTEVANO EVITARE

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RETROSCENA IMBARAZZANTI  SUL TRAGITTO IMPOSTO DAI POLITICI

2 NOVEMBRE 2015 – La chiusura totale della strada statale 17 si può scongiurare anche nella fase più impegnativa dei lavori di manutenzione sui viadotti di Roccapia e su quello confinante con la galleria “Eremita” nel comune di Pettorano sul Gizio. E’ l’opinione del sindaco di Castel di Sangro, avv. Angelo Caruso, che ha incontrato il dirigente dell’Anas abruzzese, Gioacchino Del Monaco. Ma l’Anas non è del tutto d’accordo e, quindi, l’ipotesi che il traffico dalla Campania all’Abruzzo (quindi anche al porto di Ancona e alle zone industriali delle Marche) venga deviato su Campo di Giove, creando l’inferno per i tir, è concreta e anche piuttosto prossima. Si parla dei mesi da dicembre a marzo, tanto sono urgenti i lavori, a causa dei danni irreparabili che il sale per sciogliere ghiaccio e neve ha lasciato sulle strutture in cemento armato dei viadotti.

Dopo l’incontro tra Caruso e Del Monaco è emerso anche il particolare curioso di un tracciato della strada statale 17 che dal viadotto dell’Eremita avrebbe dovuto costeggiare il tracciato della ferrovia Sulmona-Carpinone e, quindi, non scendere a Pettorano, ma proseguire dritto a Sulmona, risparmiando ben cinque chilometri di percorso e risparmiando anche un centinaio di morti, tanti se ne sono succeduti dal 1972 al mese scorso lungo quel tratto di strada. La SS17, fiore all’occhiello della viabilità regionale e più trafficata di tante autostrade volute dalla Lega al Nord, si sarebbe ricollegata direttamente all’imbocco della variante all’Incoronata di Sulmona, con una pendenza, tra l’altro, più adatta al traffico commerciale. Per un intervento politico il tracciato fu modificato e si fece anche quel capolavoro del tornante di Pettorano, franoso e argilloso, per il quale l’Anas si svena di tanto in tanto a costruire opere di contenimento. Ora questa correzione avrebbe potuto essere realizzata con il piano triennale dell’Anas per l’Abruzzo, ma nessuno l’ha chiesto, a incominciare da Luciano D’Alfonso, che quando sente Anas, oltre che prospettarsi la tragica ipotesi di tornare a lavorare in Molise quando finalmente concluderà la sciagurata parentesi politica, abbina anche la prospettiva di buttare tutti i soldi sulla Fondovalle Sangro e si fa prendere dall’eccitazione all’idea di tagliare definitivamente Sulmona da tutti i traffici, stradali e ferroviari, d’Abruzzo.

L’avv. Caruso è ottimista sulla possibilità, quanto meno, di evitare che i lavori si svolgano in inverno; ma anche sulla ipotesi che si possano eseguire a senso unico alternato. Certo è difficile rimettere il cemento armato al posto di quello bruciato dal sale se non si dispone di tutta la carreggiata. Ma che il traffico di migliaia di tonnellate giornaliere (nella foto un tir di frutta della Piana del Sele nell’area di Ponte d’Arce) possa transitare alle falde della Majella, in una strada che di solito da gennaio ad aprile viene chiusa per slavine, è l’azzardo più grosso.  E l’Anas ci si tuffa a capofitto.

Da Palazzo San Francesco, ovviamente, nessun cenno di vita.

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