3 LUGLIO 2017 – Vittorio Masci bolla come espressione di cattivo gusto la critica che abbiamo formulato al comunicato della sindaca Casini sulla morte di Mons. Vittorio D’Orazio: di un messaggio di lutto non si dovrebbero sottolineare gli errori di Italiano.
Innanzitutto Masci, forse nella foga di squalificare il senso del nostro articolo (ripreso e cortesemente rilanciato dalla consigliera comunale, avv. Elisabetta Bianchi) non ha inteso le annotazioni di sostanza (e non di mera grammatica o di sintassi) contenute in quelle righe; quindi, magari, potrà percepirle se lo rilegge con calma e rosicando di meno per il rilancio e l’apprezzamento dell’unica forza di opposizione che oggi si fa sentire in Comune dove lui proprio ha seduto senza grossi risultati (anzi mandando Fabio Federico per farfalle).
Ma, quand’anche avessimo parlato solo di lingua italiana decapitata dalla sindaca, il gusto da censurare è quello di chi scrive un messaggio squinternato e quasi illeggibile, a nome di tutta la cittadinanza, oppure quello di chi sostiene che don Vittorio meritava di più, o, almeno, meritava un cordoglio da non sottolineare con la matita blu e con quella rossa? E’ quello il saluto che Sulmona invia ad uno dei sacerdoti più attivi e presenti?
E, in ultimo: osservazioni sul gusto e sul cattivo gusto può manifestarle proprio Vittorio Masci che con “Fabbricacultura” si è schierato per condividere la scelta di ornare Ovidio con una corona d’aglio?