A PALAZZO MAZARA INCURIA PER LE COSE BELLE E IL LORO RIFERIMENTO ALLE GELIDE ONDE
16 GIUGNO 2023 – Si dissolve l’ultimo emblema che legava artisticamente la città al suo fiume più bello e alla ricchezza che produceva e potrebbe ancora produrre, tali sono le testimonianze. Reca una scritta in latino che parla del Gizio e vanta una conduttura di collegamento tra le sue acque gelide, che sono poi quelle che cantava il suo figlio prediletto, e una fonte replicata dai modelli classici delle conchiglie, frutto di fertilità e di gioia sensoriale nascosta.
Acquistò questo palazzo nel 1973, dagli eredi di Panfilo Mazara scomparso quattro anni prima, il sindaco Di Bartolomeo, dopo le devastazioni dell’istituto tecnico per ragionieri. Vi mise mano il sindaco Trotta, a capo della giunta illuminata da Giuseppe Evangelista che colse al volo un grosso finanziamento. Poi via via sempre di meno, fino al frazionamento della grande stanza dei miti di Apollo (e altri) in box per ricevere il pubblico, che neanche un ragioniere attento alle ragioni del soldo avrebbe articolato; e alla dazione a una sede culturale che denunciò inesistenti pericoli di crolli, smentiti pure dal TAR ma utili ancora a lasciare vuoto il Palazzo. I ragionieri avrebbero avuto altre risorse ed altre intelligenze per mantenere come si doveva il Palazzo nel quale proprio il Gizio recava le sue onde. Come racconta la scritta che il tempo cancella.