IL SEGRETARIO DEL LICEO DENUNCIAVA DI ANNO IN ANNO IL DEGRADO DELLA VILLA COMUNALE – ORA TRA I GIARDINI IMPAZZANO GLI ESCAVATORI
29 MAGGIO 2023 – Umberto D’Angelo, impeccabile segretario del Liceo classico “Ovidio”, chiedeva ogni anno che “Il Tempo” pubblicasse un articolo per sottolineare il degrado della villa comunale. E ogni anno aveva una ragione in più per protestare contro il malvezzo di far passare i frequentatori della villa comunale sulle aiuole, quando un tempo non lontano i vigili urbani controllavano ogni abuso ed elevavano verbali; di lasciar giocare a pallone i più monelli; di lasciare le vasche dei pesci rossi imbruttite da alghe e da qualche residuo di merende. “La villa era un giardino di specie diverse di piante – diceva accorato di anno in anno – che tutto l’Abruzzo ci invidiava“. E, del resto, chi non ricorda il giardiniere che aveva il magazzino di attrezzi e sementi vicino alla scuola “Lola Di Stefano”? Prelevava e riponeva quello che serviva o che avanzava dalla quotidiana lavorazione di quell’ettaro e mezzo di floridezza.
Ci sovveniva l’immagine di Umberto D’Angelo (riproposta accanto al titolo che lo riprende mentre si gode il sole del febbraio 1980 davanti all’edicola di Gabrio Colaprete in Piazza XX Settembre; desumiamo l’epoca dalla locandina del Tempo che “lancia” l’inchiesta sui rapporti tra il Comune ed i cittadini, guarda caso…), quando l’anno scorso vedevamo alcuni bambini giocare all’altalena sui rami del glicine vicino al “circoletto” (nella foto in basso); ma non con un sedile e due corde attaccate ai punti saldi delle piante. No: direttamente sui rami del glicine, che facevano da altalena, sotto gli occhi compiaciuti delle mamme, pronte a ricorrere al telefono azzurro se qualcuno avesse protestato per l’indecente abuso. E del resto si era pure cancellata la scritta a smalto vicino alla fontanella della peschiera di San Panfilo “La cura del verde è affidata alla pubblica educazione“. Infatti…
Ci sovviene quell’immagine adesso che si tratta di scegliere quali piante sacrificare nei lavori di rifacimento del “bel giardino”. Speriamo non i cedri del libano quasi secolari; non i lecci e altre decine di specie di piante che costituivano il vanto d’Abruzzo…
