FALSE PROSPETTIVE PER L’ASSE ATTREZZATO AL POSTO DELL’AUTOSTRADA – E INTANTO SI ROMPE IL FRONTE DEL “NO”
25 GIUGNO 2016 – C’è una evidente spaccatura del fronte del “no” tra i Comuni del centro-Abruzzo per il progetto Toto da Bussi sul Tirino a Collarmele (deviazione dell’autostrada A25). I sindaci della Valle Subequana lo approvano, perché la direttrice Roma-Pescara tornerebbe a passare sotto casa (già la Tiburtina Valeria batteva quelle contrade). Sono contrarii gli altri sindaci, compreso quello di Pratola Peligna, che è presidente della Provincia e in tale veste ha convocato questa sorta di conferenza di amministratori. La presa di distanza di Castelvecchio & C era proprio quello che si attendeva Luciano D’Alfonso, governatore ormai da due anni contro il centro-Abruzzo.
Ma non è questo il punto; sebbene sia un punto doloroso perché denota come le esigenze di intere zone dell’Abruzzo debbano soccombere agli interessi politici o forse addirittura personali di chi lo governa.
Una corretta informazione dovrebbe contribuire a chiarire un aspetto fondamentale di tutto il dibattito, che rischia di prendere una piega viziata.
Infatti, si dice che, una volta intrapresa la deviazione da Bussi (o da Vittorito, il che cambia pochissimo) fino a Collarmele, l’attuale tracciato della A25 nella Val Peligna farebbe da “asse attrezzato”, cioè costituirebbe pur sempre un collegamento per Sulmona, Pratola Peligna, lo stesso Alto Sangro e la Valle del Sagittario: i viadotti, non dovendo rispondere più a parametri di sicurezza per grandi autostrade europee, potrebbero non subire i lavori costosi e logisticamente impegnativi; la galleria da Cocullo a Pescina resterebbe aperta.
Niente di più fuorviante. Non è neppure concepibile che un tratto di strada, che richiede la manutenzione che richiede; che nei periodi invernali richiede un sistema di rimozione degli spaventosi accumuli di neve; che rimarrebbe senza alcun introito perché un pedaggio non sarebbe neppure concepibile, visto che la “Strada dei Parchi” non aspetta altro che di liberarsene; bene, non è neanche concepibile che un tratto di strada del genere, nel giro di un paio d’anni finisca tra le strade quasi impercorribili. Un esempio rifulge proprio nel Molise dove Luciano D’Alfonso era apprezzato impiegato dell’ANAS (e forse lo è ancora, pur restando in aspettativa politica per una ventina d’anni): si provi a percorrere la strada da Rionero a Colli al Volturno, cioè un segmento per i collegamenti con Napoli. E’ una strada dell’Anas, ma c’è il rischio di lasciarci cerchioni e ammortizzatori, o di finire direttamente fuori. Da noi l’ANAS stanzierebbe fondi sufficienti a mala pena a pagare la corrente per illuminare la galleria di Cocullo.
Allora l’alternativa non è tra la situazione attuale e quella prospettata dopo la “bretella” da Bussi a Collarmele, quindi con una aggiunta del nuovo collegamento autostradale. L’alternativa è tra la situazione attuale e la bretella tra Bussi (o Vittorito) e Collarmele che sostituirebbe pienamente il tracciato attuale. L’autostrada dovremo prenderla a Bussi (o Vittorito, il che cambia poco), oppure, avviandoci per la Tiburtina e Forca Caruso, a Collarmele, oppure fino all’Olmo di Bobbi, nella galleria di duecento metri che è usata come rifugio dai cavalli. Per gli abruzzesi di Sulmona, dell’Alto Sangro, della Valle del Sagittario, la percorrenza per Roma aumenterebbe di almeno mezz’ora. E tutto questo per portare l’autostrada nella faglia sismica ancora attiva e pericolosa: quella della Valle dell’Aterno.
Quindi, non si mesti nel torbido offrendo termini di paragone fasulli, buoni a convincere i bonzi. Sarebbe più corretto dire che, vista la sua valenza politica e demografica, il centro-Abruzzo deve essere spogliato di tutto: dagli uffici alle infrastrutture. Ma questo occorre dirlo chiaro: non necessariamente da parte di D’Alfonso, ma anche da parte di Andrea Gerosolimo, che lo sostiene in giunta regionale.