LE DICHIARAZIONI SUL BLITZ DEI NAS. MANCANO LE ALTRE
19 MARZO 2016 – “In riferimento alle notizie apparse nei giorni scorsi sugli organi di informazione, inerenti i controlli effettuato dai N.A.S. di Pescara nei confronti di alcune aziende dolciarie abruzzesi, e in particolare di un’azienda di Sulmona, la fabbrica di confetti “Ovidio” di Sulmona, oltre a condannare il comportamento scorretto di chi non ha rispettato le regole basilari di questo settore, ribadisce la propria estraneità alla vicenda in questione.
Rammaricati per quanto accaduto, soprattutto per il danno di immagine arrecato ai produttori e all’intera città di Sulmona, la fabbrica di Confetti “Ovidio” ritiene opportuno che le autorità competenti mettano ulteriormente in luce e all’attenzione di tutti gli interessati chi oltre a non rispettare le regole, danneggia uno dei settori vitali dell’economia del Centro Abruzzo.
Come produttori siamo da sempre disponibili a intraprendere, di concerto con le autorità preposte, iniziative utili a tutelare maggiormente il Confetto di Sulmona.
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Fabbrica di Confetti Ovidio”
E’ la prima dichiarazione pervenuta al “Vaschione” dopo la perentoria richiesta di divulgare il nome dell’azienda che è stata chiusa dai NAS. Visto che i Carabinieri non dicono a chi appartiene la fabbrica dove hanno sequestrato tremila chili (diconsi tremila chili) di confetti e elementi dolciari vari, si può procedere anche in senso inverso. E su queste colonne digitali vogliamo indicare le fabbriche dalle quali ci perverranno affermazioni nette e categoriche, del genere: “Non abbiamo subìto sequestri e chiusure dopo perquisizioni sulla qualità dei materiali trattati o sulle condizioni igienico-sanitarie dei locali”. Poi ognuno può esprimere il concetto in modo autonomo; purchè sia chiaro. Per altro verso, potremmo fare un elenco di chi non formula questa dichiarazione.
Prima di fare consorzi e cartelli (e visto che se ne parla da almeno trent’anni senza risultato alcuno), per salvare la parte sana dell’industria confettiera di Sulmona si può procedere anche in questo senso. Ne va di mezzo la vendita del più conosciuto prodotto di Sulmona e, quindi, l’occupazione di decine o centinaia di persone (oltre alle povere donne che lavorano i fiori di confetti a casa senza tutele sindacali e pagate a qualche centesimo per ogni fiore; ma questo aspetto non riguarda il blitz dell’altro giorno). Questa è la questione sociale ed economica di Sulmona.
Ai “Nas” chiediamo che, dopo essersi fatti belli divulgando la notizia del blitz, si facciano bellissimi raccontando quale azienda hanno chiuso; così la facciamo corta, senza tanti elenchi e contro-elenchi.