L’ANTICA DIATRIBA SUI CONFINI DELL’AMBIENTE NATURALE E SULLA CONVIVENZA CON L’UOMO
15 APRILE 2023 – Un bel giornalone a nove colonne di piombo raccoglieva nel titolo di “testa” la costernazione per gli orsi che morivano sotto al treno. Lì per lì uno si chiede, semmai, perché un articolo sull’orso morto a Pettorano e riguardante un Parco nazionale che aveva sede a Pescasseroli fosse pubblicato nella pagina della Marsica; ma il fenomeno faceva parte dei labili confini territoriali nel “Tempo” a direzione marsicana, non è questo l’essenziale.
L’Abruzzo è stata terra di “Uomini e lupi” e una decina d’anni dopo si trasformava nel campo di confronto per la scenografia di “Uomini e orsi”, un film che ancora oggi non arriva ai titoli di coda: anzi aggiunge argomenti nuovi, che vengono dalle Alpi e riguardano le possibilità di ospitare l’orso che ancora gira nel Trentino, macchiato della morte di un “runner”. Il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo ha detto che la decisione di abbatterlo è giusta; il Tar ha detto il contrario. La madre del runner dice che è inutile abbatterlo, o che non ha senso e comunque lei non lo chiede. Nel lungo intervallo tra l’articolone del 6 novembre 1980 e le migliaia di interventi sul destino da dare all’orso assassino, ne sono morti tanti: in particolare sotto al treno Sulmona-Isernia, che oggi non svolge più servizio di linea. Ma ne sono morti anche per le fucilate; per la morte di quello trovato senza vita a Pettorano sul Gizio la Corte d’Appello ha ravvisato gli estremi del reato. E quindi nuove puntate si aggiungono al tema senza soluzione, che è diventato di moda anche in ambito internazionale: dove arrivano i diritti degli uomini e dove finiscono quelli degli orsi, che implicano anche quello di non essere addomesticati e di non dover vivere a ricasco dei rifiuti o solo per rendere più vivaci le vacanze sulla neve. Eppure chi li ha studiati e conosce l’universo dell’etologia ha anche fornito buoni consigli per un convivenza dignitosa.
